Un numero verde a pagamento ?!? LOL
settembre 30, 2011 alle 4:04 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO | 2 commentiTag: numeri verdi, numero verde a pagamento, numero verde ingannevole di Expedia
Ne ho viste tante eh … ma questa è una novità anche per me: un numero verde a pagamento !!! Altroconsumo denuncia Expedia all’Antitrust:
Nella sezione del sito Expedia dedicata alle crociere – in alto a sinistra – è segnalato un numero da utilizzare in caso di necessità di assistenza. Si legge “Bisogno di assistenza? Numero verde 011 197 41 32”.
Peccato che sia un normalissimo numero telefonico a pagamento, come si deduce dal prefisso (è un numero di Torino). Però cascarci è facile: il numero, preceduto dalla scritta “Numero verde”, ha i colori e la grafica caratteristici dei veri numeri verdi, quelli del tutto gratuiti per chi chiama (i costi li paga chi risponde).Expedia fa comunicazione ingannevole
Abbiamo provato a fare una telefonata a Expedia, al numero indicato sul sito, chiedendo se si trattava di un numero verde. Ci è stato candidamente risposto che si tratta di un numero cittadino e che il costo della chiamata dipende dagli accordi che il consumatore ha con il proprio operatore (ovvio). Complimenti per la sincerità, ma allora perché non lo dite subito?L’Antitrust deve condannare i falsi numeri verdi
Qui di verde vediamo solo tingersi le tasche di chi chiama, magari da una città molto lontana da Torino (anche a Bari o a Trieste si va in crociera), e si sofferma, giustamente, a chiedere tutte le informazioni necessarie prima di prenotare.
Fate attenzione: i numeri verdi autentici devono sempre cominciare con 80…, seguito da una terza cifra variabile.
Abbiamo chiesto all’Antitrust la rimozione immediata della scritta e la condanna di Expedia.
Giusto per la precisione: il Piano di Numerazione nel Settore delle Telecomunicazioni, di cui alla Delibera AGCOM n. 26/08/CIR e successive modifiche, stabilisce all’art. 7 “La terminologia di uso comune “numero verde” è associata, nelle informazioni e nella pubblicità, con qualunque mezzo diffuse, ai soli servizi offerti su numerazioni per servizi con addebito al chiamato, a qualunque rete appartenga il chiamante” e, all’art. 16 “I codici 80X identificano la categoria specifica dei servizi di addebito al chiamato. Il fornitore del servizio può limitarne l’accessibilità. Solo le numerazioni appartenenti a questi codici possono essere denominate, secondo una terminologia di uso comune, numeri verdi”.
Pubblicità: diritto vigente e diritto vivente …
settembre 29, 2011 alle 7:29 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO | 2 commentiTag: Adriano Zanacchi, i primi d'italia, Il libro nero della pubblicità, Mauro Casciari, Nag factor, pratiche commerciali scorrette, Pubblicità ingannevole - la scorretta informazione alimentare
Sono sulla via del ritorno da Foligno dove, nell’ambito di questo convegno, mi sono trovato a cercare di spiegare a 300 ragazzi delle scuole superiori cosa sono le pratiche commerciali scorrettte, in particolare nel settore alimentare.
E’ stata anche l’occasione di conoscere Adriano Zanacchi, un piacere ascoltarlo parlare di pubblicità e molto altro.
Quando ha spiegato con molta efficacia il nag factor, l’effetto assillo che minori inconsapevolmente condizionati dalla pubblicità possono operare sui genitori in modo che questi acquistino il prodotto ripetutamente reclamizzato, mi è sembrato utile ricordare che, in realtà, questa tecnica di manipolazione è chiaramente da ritenersi illecita in Italia, in quanto ricompresa tra le pratiche commerciali considerate in ogni caso aggressive e quindi vietate – art. 26 comma 1 lettera e) del Codice del Consumo: salvo quanto previsto dal decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e successive modificazioni, includere in un messaggio pubblicitario un’esortazione diretta ai bambini affinchè acquistino o convincano i genitori o altri adulti ad acquistare loro i prodotti reclamizzati. Ho però subito dopo sentito la necessità di aggiungere che i diritti che ci riconosce la legge come consumatori e cittadini rimangono sulla carta se non li rivendichiamo quotidianamente e non ce li andiamo a prendere con determinazione.
Il Prof Zanacchi mi ha regalato una copia del suo ultimo libro “Il libro nero della pubblicità – potere e prepotenze della pubblcità sul mercato, sui media, sulla cultura” che sto leggiucchiando in treno. Nell’epilogo si legge:
La digitalizzazione e i new media, soprattutto Internet e i telefoni cellulari, stanno profondamente cambiando il quadro complessivo della comunicazione e del modo di comunicare: un quadro denso di incognite che riguardano anche il futuro della pubblicità che del resto, per sua natura, è una forma di comunicazione perennemente in crisi, sia sul piano della creatività, sia su quello delle modalità diffusive. Essa resta, tuttavia, la fonte prevalente, e spesso unica, del finanziamento dei media con i quali continuerà a condividere le sorti. A breve termine non sembra in gioco la Tv generalista, ma già qualcuno prevede una crisi profonda degli spot, a causa della loro prepotente invadenza e della petulante ripetitività. Anche la pubblicità palese su Internet non è certo gradita ai navigatori, come varie ricerche hanno già messo in luce, e non si parla più di un suo sviluppo impetuoso. Al tempo stesso la fiducia nella capacità di realizzare una comunicazione commerciale fondata sul dialogo tra impresa e consumatori sembra svanire: la promozione del consumo è fondata sulla competizione tra le imprese, che sono sospinte all’attacco, all’aggressione, all’intrusività. Esiste così il timore che la via d’uscita si risolva in un dilagare senza freni della pubblicità nei tessuti informativi e spettacolari della comunicazione, del quale la legittimazione del product placement non è che un leggero antipasto.
L’invasione totale dei messaggi commerciali in ogni forma di comunicazione si rivelerà, per le imprese, una vittoria di Pirro. Per i media sarà la definitiva perdita di ogni autonomia di fronte alla prepotenza della pubblicità in tutte le sue forme. Gli uomini di marketing impazziranno, per l’impossibilità di impostare qualsiasi strategia di comunicazione, mentre i consumatori subiranno, senza rendersene conto, gli stimoli a comprare nascosti, più o meno abilmente, nei film, nei varietà, nelle riprese sportive e negli stessi notiziari giornalistici, stampati e radiotelevisivi.
Senza una profonda revisione del sistema che si è creato, che richiede il concorso convinto di tutti i competitor, sarà la fine di ogni regola e le leggi, i codici, le carte che oggi tentano, a fatica, di salvare il salvabile finiranno per diventare carta straccia. Sarà, in definitiva, una sconfitta per tutti.
PS: il convegno di Foligno era coordinato, o meglio, animato! dalla Iena Mauro Casciari, simpatico e soprattutto molto trasparente quando ha tenuto a precisare ai ragazzi che anche la trasmissione per la quale fa l’inviato non è scevra da limiti, a fronte degli ingenti investimenti pubblicitari che riceve … Appunto !
Rettifica blog: non è l’Armageddon della Rete, è molto più semplicemente una coglioneria
settembre 28, 2011 alle 9:05 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 2 commentiTag: ammazzablog, art 29 comma 1 ddl intercettazioni, bavaglio alla mrete, coglioneria, rettifica blogger
Ritorna d’attualità il ddl intercettazioni e con esso il comma 29 del suo articolo 1, ribattezzato l’ammazzablog, quello del bavaglio alla Rete insomma … qualcuno mi ha chiesto beh … che fai ? che ne pensi ? non dici nulla ?
Personalmente rimango d’accordo con me stesso 😉 a mio avviso questo comma del ddl intercettazioni, prima ancora che porre una limitazione della libertà di informazione in Rete, è una grossa coglioneria, l’ultima volta che se ne è discusso più di un anno fa avevo consigliato ai nostri cari Parlamentari di andare al mare a rinfrescarsi le idee … Ora, siccome errare è umano ma perseverare è diabolico applicherei un upgrade consigliando loro di andare direttamente a casa … non tanto perchè questa norma se approvata sarà l’Armageddon della Rete, a questo non credo, quanto più semplicemente perchè siamo stufi di vedere discutere il Parlamento di norme scritte male, sciatte, obsolete e, bene che vada, inutili
Per una analisi più approfondita reincollo di seguito il mio post di poco più di un anno fa:
Rettifica blog: Cari Parlamentari andate al mare, rischiaritevi le idee e se ne riparla a settembre, ok ?
luglio 28, 2010 alle 5:00 pm | Pubblicato in CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 5 commenti Modificare questo articolo
Etichette: è un decreto, ddl Alfano, ddl intercettazioni, libertà di informazione, Onorevole Bongiorno, Onorevole Ciccanti, rettifica blog, ritiro ddl intercettazioni
Scrivevo qualche tempo fa: Come si è avuto modo di notare in questi pochi anni di esperienza, il diritto del cyberspazio deve sì essere necessariamente creato, inventato, ma i principi giuridici fondamentali presenti nelle varie giurisdizioni e in parte a esse comuni possono risultare sufficienti, con qualche sporadica eccezione, a fondare le norme necessarie a regolamentare le nuove fattispecie che si vanno a diffondere in Rete a patto che queste ultime vengano comprese e affrontate nella loro diversità rispetto a quelle analoghe del mondo “reale”. Occorre, in sostanza, avere ben chiaro che trattare di aste non è e non può essere la stessa cosa che trattare di aste online così come che i nomi a dominio non possono essere regolamentati tout court come i marchi e/o i nomi.
Ora, va da sè che anche blog o social network o, tanto meno, i c.d. “siti informatici” per voler riprendere il gergo dozzinale quanto patetico nella sua assurda pretesa di omnicomprensività, del comma 29 dell’art. 1 del DDL intercettazioni, non sono e non potranno mai essere la stessa cosa di quotidiani o riviste periodiche e che, pertanto un Legislatore anche non particolarmente avveduto, ma che possa perlomeno ancora definirsi tale, non dovrebbe neanche lontanamente ipotizzare di traslare rudimentalmente ai blog e “siti informatici”, con una certa dose di volgarità, l’istituto della rettifica.
Di parole al vento ne ho lette tante in questi giorni, devo dire, per vero, alcune volte anche da parte di chi giustamente si oppone all’approvazione di questa norma e allora forse non fa male brevemente rispolverare i fondamentali sull’istituto in esame, una lettura utile dunque, sintetica ma esaustiva per farsi un’idea, è questa che ci fornisce il blog dello Studio Legale Finocchiaro: 10 cose che non si possono non sapere sull’obbligo di rettifica per i blog
Una lettura che consiglierei in primis ai parlamentari che saranno chiamati ad esprimere entro breve il loro voto definitivo sul testo del ddl intercettazioni e quindi anche sul suo comma 29 art. 1. Dico questo sommessamente e con riverenza – non sia mai che, se approvata, debba essere il mio blog la prima vittima dell’applicazione della nuova disciplina – ma anche con una certa preoccupazione civica che ha avuto un sensibile picco ieri notte e da allora si mantiene su livelli elevati, stavo, infatti, girovagando per il web e mi sono imbattuto in questo post del blog dell’On.le Ciccanti una vera chicca nel suo genere. Commentando con alcuni amici in Rete ancora svegli a quell’ora si notavano alcune similarità con testi di Pirandello e, d’altra parte, si condivideva che l’autore era andato in alcuni passaggi ben oltre Asimov. Oggi anche Guido commenta il post dell’on.le Ciccanti e fornisce anche lui gratuitamente un utile e sintetico bigino sull’istituto della rettifica da mettere insieme a quello dello Studio Finocchiaro.
Qualche tempo fa un altro più noto parlamentare ha avuto il coraggio e l’onestà di confessare una storica verità che, nell’ambito della discussione sul comma in esame, pare assolutamente confermata:
L’ho già detto e lo ripeto, questo comma del ddl intercettazioni prima ancora che una limitazione della libertà di informazione in Rete è una grossa coglioneria, a scanso di equivoci ribadisco di essere convinto anche che il web non possa essere considerato una zona franca dove poter scrivere ed esprimere le proprie opinioni senza alcuna responsabilità ma, proprio per questo è meglio evitare di imporre regolamentazioni assurde che avranno il pregio di non garantire chi scrive nè chi è oggetto degli scritti. Il problema è però, con tutta evidenza, un altro, il Parlamento, perlomeno per quanto riguarda il settore della Rete, ha dimostrato di non essere in grado di svolgere propriamente la sua funzione producendo norme utili allo sviluppo delle infinite potenzialità di questa insostuibile risorsa democratica descritta in maniera inappuntabile oggi da Juan Carlos su La Stampa . A dispetto dell’errore marchiano più volte ripetuto in questi giorni anche da autorevoli testate il ddl intercettazioni non è un decreto ma un semplice disegno di legge governativo a firma del Ministro Angelino Alfano, questo pone alcune differenze, non ultima che non c’è una scadenza per la convrsione. Questa dunque la mia proposta, cari Parlamentari andate al mare, rischiaritevi le idee e se ne riparla a settembre, così, con il fresco affrontiamo inseme, questa volta un pò più seriamente il dilemma vero che pone magistralmente il Prof Ziccardi:
Cosa vogliamo, allora? Che ai blog e ai siti di informazione anche amatoriale venga data dignità e tutela di stampa e d’informazione, ma ci accolliamo anche, ad esempio, l’obbligo di rettifica (su cui tanto si discute in questi giorni) o di dover allestire una struttura che imbriglia il sistema, oppure lottiamo perché rimangano liberi il più possibile da vincoli e, soprattutto, lottiamo per far capire che sono strumenti completamente diversi dalla stampa, ma così rischiamo che giudici e politici continuino a vederli come qualcosa di poco importante? E magari continuino a sequestrare senza criterio interi blog ma anche, come è già successo, interi server che contengono forum o sistemi di posta?
Se, invece, la maggioranza si intestardisce e la norma viene approvata così com’è, vorrà dire che a settembre dovremo al contrario lavorare, senza perdere tempo, ad un caso pilota e cercare di portarlo davanti alla Corte Costituzionale …
UPDATE: Pare che l’Onorevole Bongiorno, parlando anche a nome del governo, abbia detto di essere disponibile ad introdurre modifiche in Aula al testo dell’ormai famigerato comma 29 ma, soprattutto, Berlusconi ha detto che sta pensando di ritirare l’intero ddl intercettazioni … il che, al di là delle motivazioni addotte dal Premier, non sarebbe male ! Tutti al mare dunque ? io sì domani parto, fatemi sapere come va a finire, a presto …
Altroconsumo vs Intesa Sanpaolo: la class action s’ha da fare!
settembre 26, 2011 alle 4:14 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO | Lascia un commentoTag: ammissibile l'azione collettiva risarcitoria, andare in rosso, Banca Intesa, class action, Class Action Altroconsumo, commissioni di scoperto di conto, Intesa san Paolo

Class action Intesa San Paolo: via libera dal giudice
La Corte d’appello di Torino ha dichiarato ammissibile l’azione collettiva risarcitoria presentata da Altroconsumo contro Intesa Sanpaolo s.p.a. per le commissioni di scoperto di conto applicate ai correntisti in rosso dopo il 15 agosto 2009 (una class action è possibile in Italia solo per eventi successivi a questa data). Spese che Altroconsumo ritiene illegittime e quindi da restituire.
Spese non dovute
Quello che chiediamo è il risarcimento dei costi illeciti fatti pagare ai correntisti di Intesa Sanpaolo: si tratta di spese, come la “Commissione per scoperto di conto (Csc)”, fatte pagare dalla banca sui conti non affidati, vale a dire i conti ai quali, al momento dell’apertura, non è concesso un fido. Spese che sono state introdotta dalla banca in sostituzione delle commissioni di massimo scoperto abolite per legge nel 2009.
La Corte d’appello di Torino ha ritenuto che Altroconsumo rappresenti adeguatamente gli interessi dei correntisti e che la class action non possa essere bloccata sul nascere, come richiesto da Intesa Sanpaolo.
“E’ un risultato senza precedenti per i correntisti bancari coinvolti e per i consumatori più in generale, in un momento di grave sofferenza finanziaria del Paese e dell’intera area euro, e di discussione sulla credibilità del settore bancario”, ha dicharato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo. “La trasparenza e il rispetto delle regole sono criteri da applicare irrinunciabilmente alla priopria clientela e utenza. In mancanza, i diritti dei correntisti devono poter essere tutelati attraverso il nuovo strumento della class action, che per la prima volta in Italia viene ammesso nei confronti di un importante istituto bancario, per una vicenda che coinvolge migliaia di consumatori” – ha concluso Martinello.Continuano le adesioni
Ora la palla torna al tribunale di Torino che dovrà decidere tempi e modalità di pubblicità dell’azione e di raccolta delle adesioni.
Nel frattempo, tutti i consumatori interessati, ovvero i correntisti di Intesa Sanpaolo che pur non avendo un fido sono andati in rosso e hanno subìto dopo il 15 agosto 2009 l’applicazione di voci di spesa come la “Commissione per scoperto di conto (CSC)”, possono compilare il form di pre-adesione alla class action.Le altre class action
Otteniamo così il via libera alla prima delle tre class action in corso per ristabilire i diritti negati ai consumatori. Si attende ancora l’esito per le altre due richieste d’azione collettiva: quella sull’ipotesi di cartello nelle tariffe dei traghetti in viaggio per la Sardegna e quella sull’interruzione di servizio pubblico da parte della Rai nei confronti dei telespettatori paganti il canone di abbonamento.
Tensione alla Camera tra Pdl e Lega per violazione di copyright su fine opera satirica in forma di ddl
settembre 20, 2011 alle 8:47 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, PROPRIET INTELLETTUALE | 8 commentiTag: le Giovanni Fava, On, On.le Elena Centemero, responsabilità e obblighi dei prestatori di servizi della società dell’informazione, Tensione alla Camera tra Pdl e Lega, violazione copyright in Parlamento
Scandalo alla Camera: un drappello di Parlamentari del PDL capitanati dall’On.le Centemero copia integralmente e ripubblica, senza neanche citare la fonte originaria, una fine opera satirica in materia di responsabilità e di obblighi dei prestatori di servizi della società dell’informazione del Leghista On.le Fava.
Immediata e – a mio avviso – legittima la conseguente richiesta di notice and take down inviata all’ISP del sito della Camera dei Deputati dall’On.le Fava. Trascorsi quattro giorni senza che il contenuto sia stato rimosso, il segnalante ha quindi trasmesso la richiesta all’Agcom.
Al momento gli esperti dell’AGCOM sono riuniti in consulto per valutare se la descrizione della violazione del copyright inserita dall’On.le Fava nel facsimile di Notice and Takedown possa essere o meno accettato, in esso infatti si legge “Sono arrivato prima io, levatevi immediatamente dai maroni” e, ad una prima analisi, sembrerebbe sforare di 8 caratteri il limite di 50 consentiti dal Regolamento, anche non computando gli spazi si arriverebbe comunque a 51, sempre troppi …
Voci vicine ai vertici della Lega fanno trapelare che ove l’Autorità non riuscirà a dipanare la disputa in materia di diritto d’autore in tempi rapidi, la crisi potrebbe divenire politica con rischio di caduta del governo …
PS: se invece cercate una analisi più puntuale sui due assurdi disegni di legge fotocopia vi suggerisco di leggere Guido Scorza, Fulvio Sarzana e Stefano Quintarelli
Agcom e diritto d’autore in Rete: No enforcement without user rights!
settembre 17, 2011 alle 9:02 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 1 commentoTag: Agcom, Agcom e diritto d'autore, Carmelo Giurdanella, delibera 398/2011/CONS, Leggi Oggi, Risposta alla consultazione AGCOM
Dopo l’ampio e acceso dibattito che ha fatto seguito alla pubblicazione della prima proposta di intervento di Agcom in materia di diritto d’autore in Rete, anche la seconda “Consultazione pubblica sullo schema di regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica” i cui stringenti termini consentiti dalla delibera 398/2011/CONS alle parti interessate per fornire commenti e osservazioni sono scaduti il 15 settembre, rimane ampiamente deludente.
Nonostante l’accoglimento parziale di alcune delle numerose rivendicazioni provenienti dalla società civile, l’Agcom non ha infatti risolto i vizi essenziali alla base della sua iniziativa regolamentare. Vale la pena di ribadire in tal senso che, stante la legislazione vigente, l’unico ambito di legittimo intervento da parte dell’Autorità per quanto concerne l’enforcement del diritto d’autore rimane quello esplicitamente attribuitole dal nuovo art. 32 bis, comma 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, come inserito ai sensi dall’art. 6 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44 (cd. “decreto Romani”), inerente lo specifico e chiaramente delimitato settore dei media audiovisi, ed in riferimento, quanto all’ambito soggettivo, solo ed esclusivamente ai fornitori di servizi media audiovisivi.
Ora, il proposto procedimento a tutela del diritto d’autore, sia nella prima fase dinanzi ai fornitori di servizi (artt. 6 e 7 dello Schema di Regolamento) sia nella seconda fase dinanzi all’Autorità (artt 8-14) continua, invece, a travalicare ampiamente tali limiti oggettivi e soggettivi, con l’effetto di dare luogo a diversi profili di lesività delle prerogative del Parlamento e dell’Autorità giudiziaria e a sollevare ipotesi di conflitto con il vigente diritto comunitario.
L’analisi giuridica della delibera 398/2011/CONS potrebbe, dunque, per il momento tranquillamente chiudersi qui per poi riprendere eventualmente, in un momento successivo, all’esito del vaglio di legittimità da parte del TAR al quale con tutta probabilità sarà sottoposta, ove l’Agcom con un ravvedimento in zona cesarini non desista dal procedere alla sua approvazione definitiva.
Ma vi è un aspetto ancor più discutibile e preoccupante sul quale non si sono a mio avviso ancora soffermati a sufficienza i commentatori …
(Continua a leggere qui su Leggi Oggi, il bel quotidiano giuridico online diretto dall’amico Carmelo Giurdanella che, bontà sua ! da ora in poi ospiterà alcune delle mie divagazioni)
Qui invece potete leggere la risposta alla nuova consultazione Agcom] delle Associazioni promotrici di sitononraggiungibile.it ( ADICONSUM, ALTROCONSUMO, ASSOPROVIDER, ASSONET, AGORA’ DIGITALE, STUDIO SARZANA)
Spot tv iPhone4 / AirPlay – A noi pare ingannevole e a voi ?
settembre 9, 2011 alle 5:27 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO | 3 commentiTag: AirPlay, Apple, articolo 22 Codice del Consumo, iPhone4, Omissione ingannevole, pubblicità ingannevole, Ricorso Altroconsumo, spot iPhone ingannevole
Secondo l’articolo 22 del Codice del Consumo: E’ considerata ingannevole una pratica commerciale che nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, nonche’ dei limiti del mezzo di comunicazione impiegato, omette informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno in tale contesto per prendere una decisione consapevole di natura commerciale e induce o e’ idonea ad indurre in tal modo il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.
E’ su questa base giuridica che Altroconsumo ritiene lo spot che vedete qui sopra della Apple ingannevole.
Come si legge nel ricorso inviato dall’associazione all’Antitrust appare infatti evidente che l’omissione consistente nella mancata esplicitazione della sussitenza di una limitazione essenziale (ovvero il fatto di non poter utilizzare la funzione AirPlay – ampiamente utilizzata nello spot per pubblicizzare l’acquisto dell’iPhone4 – su tv o stereo non Apple) è idonea a falsare il comportamento economico del consumatore inducendolo a prendere una decisione che non avrebbe altrimenti preso.
Agcom stiamo arrivando: niente “buffetti” ai consumatori !
settembre 8, 2011 alle 4:59 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | Lascia un commentoTag: Agcom, Agcom e diritto d'autore, Agcom stiamo arrivando, Fulvio sarzana, Luca Nicotra, Marco Scialdone, Niente "buffetti" ai consumatori !, no enforcement without user rights, www.sitononraggiungibile.it
No enforcement
without user rights
www.sitononraggiungibile.it
Parlare di default oltre i tabù
settembre 6, 2011 alle 4:08 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, POLITICA | 2 commentiTag: Chi si salva nel default, come tutelare gli interessi dei cittadini in uno scenario di default, default, Peter Kruger, Tabù default
Al momento il tema è assoltamente tabù ma, senza voler passare necessariamente per menagrami, forse dovremmo cominciare a discutere di come tutelare gli interessi dei cittadini in uno scenario di default e di chi, e come, può salvarsi nel default. Qui invece si parla solo di come evitarlo e, contestualmente, il governo sembra invece fare di tutto per rendere più probabile tale evenienza …
Peter Kruger ha dato il via ad una discussione in merito:
Default. Ok, ma cosa comporterebbe per me?
Forse sarà il caso di cominciare a rifletterci. I nostri politici non sembrano un granché consapevoli di ciò che sta accadendo. Ma anche i cittadini paiono abbastanza distratti. E c’è perfino chi invoca il default come una manna che risolverebbe tutti i problemi del paese. Dunque, forse, è giunta l’ora di porsi seriamente la domanda: cosa succede a me se l’Italia va in default?
Difficile rispondere, salvo dire che sarebbe l’evento più traumatico affrontato dal paese dai tempi della seconda guerra mondiale. Non perché non vi siano esempi in età contemporanea di paesi che non sono stati in grado di onorare i propri impegni finanziari (Corea del Nord, Argentina, Russia solo per citarne alcuni), ma perché il default sul debito italiano sarebbe veramente un evento epocale, una crisi finanziaria come il pianeta non ha conosciuto dai tempi dei grandi conflitti mondiali. L’Italia possiede il primo debito pubblico in Europa per un valore pari a circa 1900 miliardi di euro. Il mercato BTP era considerato, fino a non poco tempo fa, come uno dei più liquidi su cui investire. Dunque nelle grandi istituzioni della finanza vi sono depositati enormi quantità di titoli pubblici italiani che, a Wall Street, senza tanti giri di parole, vengono già apertamente paragonati ai tanto famigerati titoli tossici di tre anni fa (i subprime, ricordate?). Ed infatti già è partita la gran corsa a liberarsene il più in fretta possibile. I record registrati dallo spread del BTP decennale sull’equivalente bund tedesco stanno a rappresentare proprio questa corsa alla salvezza dal rischio di un default dell’Italia. Nessuno sa di preciso cosa accadrebbe. Tutti però sanno che sarebbe devastante.
Ma aldilà delle ripercussioni sulla finanza globale (come, ad esempio, la fine dell’euro e una crisi finanziaria globale senza precedenti) che già di per se dovrebbero destare enormi preoccupazioni (una tale crisi infatti avrebbe immediate e devastanti ripercussioni sull’economia globale con l’avvio di una crisi economica che colpirebbe tutte le principali economie del mondo, in particolare la nostra), cosa accadrebbe ai cittadini normali? Ripeto, difficile rispondere, ma sarà meglio cominciare a farsi un’idea, anche a costo di essere brutali.
Come prima cosa partirebbe la corsa agli sportelli delle banche. In verità, come ci raccontano le cronache, questa corsa è già partita in sordina, soprattutto per portare fuori dalle filiali tutta quella liquidità che è a maggior rischio di essere soggetta ad imposte di emergenza come i patrimoni evasi. Partita la corsa, le banche si ritroverebbero presto a corto di liquidità e i cittadini finirebbero rapidamente per trovare le serrande alle filiali con la scritta “chiuso fino a data da destinarsi”. A questo punto, i risparmiatori, finalmente resisi conto della serietà della cosa, correrebbero ai supermercati per fare provviste, salvo rendersi conto che le loro carte di credito e i bancomat non vengono più accettati. E mentre il commercio andrebbe in tilt, le banche si vedrebbero costrette a chiudere le linee di credito verso le aziende. Come noto, le nostre aziende sono straordinariamente sottocapitalizzate e dipendono in modo essenziale dal credito. Comincerebbero a saltare i pagamenti. Prima si tagliano i fornitori con aggravio ulteriore della posizione di cassa delle aziende. Ma ad un certo punto, arriverebbe il giorno degli stipendi, e sarebbero fortunati coloro che si trovassero a ricevere solo una decurtazione nella busta paga. Peggio andrebbe ai dipendenti pubblici e ai pensionati. Con lo stato incapace di reperire liquidità sui mercati, si andrebbe a raschiare il barile e sarebbero in tanti a rimanere completamente a secco. Nel frattempo l’Italia sarebbe già fuori dall’Euro, costretta a reintrodurre la lira. Evviva, grideranno in molti, soprattutto le imprese esportatrici, a partire da quelle manifatturiere che costituiscono il nerbo dell’economia nazionale. Con il ritorno alla lira, in automatico partirebbe la svalutazione che renderebbe più competitivi i nostri prodotti sui mercati internazionali. Certo! Peccato però che il debito pubblico, oggi al 120% del PIL, è stato in buona parte emesso in euro. Quindi, altrettanto automaticamente, si assisterebbe ad una rivalutazione del debito che non farebbe fatica a raggiungere il 200% del PIL, rendendo, a quel punto, qualsiasi futura azione di ristrutturazione l’equivalente di una carneficina. E non parliamo del peso che graverebbe sulle generazioni future.
E tutto questo non sarebbe che l’inizio. Con il commercio in tilt, le aziende a secco e lo stato incapace di pagare anche la cancelleria, seguirebbe una crisi devastante con un’inflazione a due-tre cifre, milioni di nuovi disoccupati, il crollo dei valori immobiliari e i risparmiatori sul lastrico. Ed un giorno avremmo anche la notizia di pugliesi sui gommoni che schivano le vedette della guardia costiera albanese per raggiungere le coste di quel ormai prospero paese….
Ripeto, si tratta di una brutalizzazione. Molti di questi eventi comincerebbero a manifestarsi già prima di un default. Ma che dite? Vogliamo provarci seriamente ad evitare questo scenario?
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