FAPAV, qui si va sul penale …
gennaio 29, 2010 alle 12:28 am | Pubblicato su - Fapav, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE, TELECOMUNICAZIONI | 2 commentiTag: FAPAV, p2p, Peppermint, privacy, si va sul penale, Telecom Italia
Alessandro Longo mi ha chiesto qualche battuta di commento sul caso FAPAV vs Telecom, trovate l’intero articolo qui su Repubblica.it Ve ne consiglio la lettura.
Cosa ho detto:
“Secondo noi l’industria del copyright sta calpestando i diritti inviolabili degli utenti, nel caso Fapav”, dice Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali di Altroconsumo. “In questo caso, in modo ancora più grave che nella vicenda Peppermint: Fapav ha coinvolto molti più utenti e ha scavato più a fondo nelle loro attività”, continua Pierani.
L’udienza è fissata per il 10 febbraio e secondo me ne vedremo delle belle. A volte si promuove una causa e poi in giudizio si è invece costretti a difendersi, a volte si entra in un Tribunale civile e si finisce in Procura, sono cose che capitano, questo potrebbe essere il caso di FAPAV anche perchè delle due l’una, o nei suoi atti ha dichiarato il falso, e vabbè capita se mossi dal sacro ardore della tutela dei diritti ! oppure, e questo sarebbe più grave, ha detto il vero.
Dico sarebbe più grave perchè qui saremmo ben oltre la fattispecie di Peppermint, Fapav infatti dice di conoscere quali siti hanno visitato gli utenti e come fanno ad avere questa informazione? Come ricorda giustamente Alessandro
L’unico modo per ottenerla sarebbe di introdurre un malware spia sui pc degli utenti, azione di vera e propria pirateria informatica.
Il Decreto Bondi è attaccabile sia a Bruxelles che a Roma
gennaio 25, 2010 alle 12:16 PM | Pubblicato su - Equo Compenso, CONSUMATORI, DIRITTO, PROPRIET INTELLETTUALE | 11 commentiTag: aiuti di stato, Decreto Bondi, illegittimità amministrativa, iniquo compenso, riserva di legge in materia tributaria, siae
In uno dei tanti post recentemente dedicati al .c.d. equo compenso e al Decreto Bondi concludevo dicendo che mi sarei riservato di approfondire successivamente gli eventuali aspetti di illegittimità del decreto sotto il profilo del diritto amministrativo interno oltre che antitrust/aiuti di stato a livello comunitario.
Ebbene, sono ancora impegnato in questo lavoro e quindi sarò molto breve, ma devo comunque ringraziare Guido Scorza che con questo post ha sfrondato molto il campo confermandomi per molti versi la bontà delle due strade che sto approfondendo: il Decreto Bondi pare attaccabile sia sotto il profilo dell’illegittimità amministrativa per lo sforamento della riserva di legge in materia tributaria sia, cosa a mio avviso ancor più promettente, sotto il profilo degli aiuti di stato.
Bene … torno al lavoro !
Intanto continuate ad aderire alla cause “Basta con i regali alla SIAE: blocchiamo il decreto Bondi” che Altroconsumo ha lanciato su Facebook
L’Antitrust attacca il monopolio delle società di gestione collettiva del diritto d’autore … in Spagna
gennaio 20, 2010 alle 6:37 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 2 commentiTag: Antitrust spagnolo, monopolio del diritto d'autore, SGAE
L’Antitrust a palle incatenate contro l’obsoleto monopolio delle società di gestione collettiva del diritto d’autore che non riescono a tenere il passo con i nuovi modelli di distribuzione digitale dei contenuti … ehm l’Antitrust spagnolo
Un informe hecho público ayer por la Comisión Nacional de la Competencia (CNC) sobre el carácter “monopolístico” de la gestión de derechos de autor en España supone un varapalo en toda regla al sistema puesto en pie por sociedades como SGAE, AISGE, VEGAP o CEDRO. El informe supone, además, una llamada de atención al Gobierno para que cambie de arriba abajo la ley de Propiedad Intelectual que regula esta materia.
Las conclusiones del estudio sobre el actual sistema que permite a autores y artistas cobrar por la explotación de sus obras a través de sociedades de gestión no dejan lugar a dudas: el actual modelo es “monopolístico”, opaco y poco eficiente en su funcionamiento; aplica tarifas “discriminatorias” y obstaculiza la labor de sus usuarios y, en particular, de los que realizan su actividad en Internet.
Continua a leggere l’articolo de El Pais qui mentre il documento completo dell’Antitrust spagnolo lo potete leggere qui
Para que cambie de arriba abajo la ley de Propiedad Intelectual que regula esta materia … el actual modelo es “monopolístico”, opaco y poco eficiente en su funcionamiento …
Suona bene! proviamo anche noi a dirglielo in spagnolo …
Altroconsumo replica a SIAE: perchè i cittadini italiani dovrebbero offrirle un caffè ogniqualvolta acquistano un cellulare ?
gennaio 19, 2010 alle 7:23 PM | Pubblicato su - Equo Compenso, CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | Lascia un commentoTag: Altroconsumo, Decreto Bondi, Gaetano Blandini, Inchiesta parlamentare sulla SIAE, siae
Altroconsumo ribatte punto per punto alla replica del Direttore Generale della Siae Gaetano Blandini circa la valutazione dell’impatto del Decreto Bondi sulle tasche degli italiani effettuata dall’associazione
Riporto il tutto anche di seguito:
(Siae) Il compenso che va a chi ha creato una canzone o un film quando questa canzone viene gratuitamente riprodotta con gli innumerevoli prodotti tecnologici che abbiamo a disposizione, non è una tassa, ma è un equo compenso, la remunerazione di chi crea e le opere e di chi investe e produce nella cultura.
(Altroconsumo) Il meccanismo dell’equo compenso ci è sempre stato ben chiaro in tutta la sua approssimazione (poiché non è basato sull’effettivo danno causato ai detentori dei diritti dalle copie private, ma su semplici presunzioni). Estenderlo a tutti i dispositivi elettronici dotati di memoria lo ha reso ancora più iniquo (specie dove il diritto alla copia sia già previsto e remunerato da licenze) e poco trasparente: la stessa redistribuzione delle somme provenienti dall’equo compenso, infatti, avviene sulla base di meccanismi poco accessibili e buona parte del denaro viene assorbito dai costi strutturali e amministrativi della stessa Siae.
(Siae) Le stime sui futuri incassi che circolano in rete sono pura fantasia.
(Altroconsumo) Quali sono allora le stime della Siae? Non sarebbe stato più corretto verificare subito l’ammontare dell’effettivo danno ingenerato agli aventi diritto dalle copie private e non solo il danno presunto?
(Siae) Rapportare in generale il compenso per copia privata alla capacità di registrazione costituisce, peraltro, il metodo più diffuso nei Paesi di area euro.
(Altroconsumo) Tale metodo conduce a risultati aberranti e, proprio per questo, si discute molto, proprio a livello europeo, della legittimità della sua applicazione. Davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea pende una domanda pregiudiziale relativa proprio ai poteri degli Stati membri nella determinazione dei criteri cui ispirare la disciplina nazionale sull’equo compenso.
(Siae) In Europa tutti i prodotti che permettono la copia delle opere prevedono da anni il compenso. In Francia i compensi dal 2008 sono il 50% più alti di quelli stabiliti dal decreto e in Spagna, ad esempio su il cellulare, il compenso è di 1 euro e 10, in Croazia è di 1 euro e 37 centesimi. Il compenso stabilito dal decreto in Italia è 0,90, il prezzo minimo di un caffè.
(Altroconsumo) Facciamo grossa difficoltà a comprendere il motivo per il quale i cittadini italiani dovrebbero essere costretti ad offrire un caffè alla Siae ogniqualvolta acquistano un cellulare. Una delle più rilevanti assurdità del decreto sta proprio nell’estensione del prelievo a cellulari, pc, decoder, game console che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali. In Europa, come ha avuto modo di ricordare Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui cellulari mentre i pc sono tassati in un solo Paese e nessuno tassa le game console.
(Siae) Il consumatore italiano dovrebbe stare attento ai prezzi dei prodotti e chiedersi, ad esempio, come mai in Italia su alcuni prodotti, per i quali prima del decreto non era previsto nessun compenso, si pagava un prezzo maggiore per gli stessi venduti in Francia, dove il compenso per copia privata era già da tempo applicato.
(Altroconsumo) Queste sono considerazioni che riguardano l’analisi dei mercati e della concorrenza e nulla hanno a che fare con l’equo compenso. Il problema è semmai che gli importi da versare a questo titolo, se rapportati alla capacità di memorizzazione, rischiano di divenire, rapidamente addirittura superiori al prezzo di mercato di supporti e dispositivi.
(Siae) Gli incassi per copia privata del 2008 sono stati 61 milioni di euro e per il 2009 la cifra sarà ancora più bassa. Questo perché prima di questo decreto, ad esempio, le memorie, che ognuno di noi utilizza quotidianamente per riprodurre opere protette dal diritto d’autore, non erano comprese. In questi anni lo sfruttamento delle loro opere tramite le nuove tecnologie è aumentato in maniera esponenziale, ma a tale sviluppo e diffusione commerciale delle tecnologie non è corrisposta una tutela dei diritti d’autore. In buona sostanza il diritto di copia privata invece di finire legittimamente nelle tasche degli autori e degli editori e di altri titolari dei diritti, finiva nelle tasche sbagliate e questo è accaduto per sei anni senza dare attuazione ad una direttiva europea e ad una legge dello Stato.
(Altroconsumo) Gli oltre 70 milioni di euro del 2007, ma anche i 61,7 milioni del 2008 incassati dalla Siae a titolo di equo compenso non possono dirsi bruscolini. Quello che preoccupa invece è il commento rispetto a tale lieve calo degli incassi leggibile nella relazione al bilancio Siae 2008: “Il settore continua ad essere in sofferenza, in considerazione della crisi generale e della progressiva dismissione delle ditte che svolgono attività soggette a copia privata.” Siae, cioè, ammette che la copia privata ha di fatto soffocato i settori che la alimentavano e ha ora bisogno di nuovi mercati da aggredire: “la ripresa del settore potrà pertanto avvenire ove si assoggettassero al prelievo anche i nuovi prodotti e si intensificassero i controlli suol territorio”. Uno dei rischi concreti è che in questo modo si favorirà il mercato parallelo non più solo per cd e dvd vergini ma anche per tutti gli altri supporti e apparecchi.
(Siae) Lo sviluppo dell’industria degli strumenti di comunicazione e dei servizi non può essere realizzata a danno degli autori editori e produttori dei contenuti creativi dalla cui utilizzazione le industrie traggono alimento.
(Altroconsumo) La macchina Siae nel 2008 è costata oltre 187 milioni di euro. A nostro avviso il sistema culturale italiano non può permettersi di supportare costi di questo genere ed è, d’altro canto, facile immaginare che se Siae operasse in un mercato aperto anziché in posizione di monopolio i costi di esercizio si ridurrebbero rapidamente e drasticamente.
(Siae) Qui non si tratta di “dare soldi alla Siae”. Incassando e ripartendo per legge i compensi per copia privata la Siae tutela non solo i legittimi interessi degli autori, ma anche quelli di tutta la filiera dei detentori di diritti.
(Altroconsumo) Sempre dal bilancio 2008 si rileva che la Siae ha circa 650 milioni in disponibilità liquide e 336 milioni di immobilizzazioni finanziarie. Insieme fanno il 77% del patrimonio. In altri termini, 3/4 del patrimonio Siae è costituito da depositi presso conti correnti e conti titoli. Il motivo di così tanta liquidità sta proprio nell’attività di Siae: la società raccoglie i diritti, li deposita in propri conti e solo in un secondo tempo li distribuisce ai legittimi titolari. Se si considera che i diritti distribuiti ammontano ogni anno a poco meno di 700 milioni di euro, si capisce per quale ragione Siae disponga di tanta liquidità. E’ dunque vero che, come si legge nel bilancio “tale componente reddituale, benché di natura finanziaria, va annoverata fra i proventi tipici del business” ma, proprio per questo motivo, è tanto più grave quell’investimento in 40 milioni di euro in Lehman che si è trasformato in una perdita patrimoniale secca di 35 milioni. Questo, nei fatti, non costituisce un investimento effettuato dalla società, ma di una speculazione fallimentare compiuta con i soldi degli autori. Tale defaillance, pertanto, si configura come un gravissimo errore di gestione per il quale sarebbe auspicabile avviare una indagine parlamentare.
Giusta l’idea di una inchiesta parlamentare sulla SIAE, che ne pensate ?
Microsoft (Bing) cancellerà completamente gli indirizzi IP associati alle search queries dopo 6 mesi
gennaio 19, 2010 alle 11:04 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | Lascia un commentoTag: Bing, cancellazione degli indirizzi IP, data retention, Microsoft, search queries
Ricevo e riprendo volentieri questo annuncio di Microsoft inerente alla modifica della loro policy di data retention per quanto riguarda Bing.
Microsoft (Bing) cancellerà completamente gli indirizzi IP associati alle search queries dopo sei mesi e non più dopo 18 mesi. Tale nuova policy sarà implementata nei prossimi 12-18 mesi.
This new and significant step will be incorporated into our existing privacy practices, which already provide strong protections for Bing users.
This change is the result of a number of factors including a continuing evaluation of our business needs, the current competitive landscape and our ongoing dialogue with privacy advocates, consumer groups, and regulators – including the Article 29 Working Party, the group of 27 European national data protection regulators charged with providing advice to the European Commission and other EU institutions on data protection.
Caro Assumma: sull’iPod le canzoni le ho già pagate !
gennaio 15, 2010 alle 5:28 PM | Pubblicato su - Equo Compenso, CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 8 commentiTag: Altroconsumo, ANIE, Assinform, Asstel, Assumma, CSIT, Decreto SIAE, iPod, Ministro Bondi, siae
Leggo sul sito di SIAE questa nota sempre in merito alla questione del c.d equo compenso ampiamente allargato a nuove fattispecie dal Decreto Bondi
Ora, mettendo temporaneamente da parte tutte le altre dicutibilissime affermazioni di cui ai punti 1, 2, 3 e 5, mi soffermerei sul punto 4:
E’ un freno alle nuove tecnologie. No. E’ uno degli auspicati adeguamenti anche al mondo digitale di regole di garanzia a tutela del lavoro. In questo caso del lavoro creativo e dell’ industria dei contenuti. Per di più l’industria tecnologica si è sviluppata in gran parte proprio grazie alla diffusione dei contenuti. Cosa sarebbe un iPod senza canzoni? La straordinaria disponibilità di contenuti in rete, genera valore per migliaia di operatori della connettività; perché creatori, editori, produttori dovrebbero esserne esclusi?
E qui casca l’asino, esempio sbagliato caro Assumma! le canzoni che ogni consumatore scarica legalmente da iTunes le ha pagate alla fonte insieme al diritto di fare un certo numero di copie sulla base della licenza, come spiega bene Altroconsumo, che fa anche una botta di calcoli su quanto peserà il Decreto Bondi sulle tasche degli italiani. In questo preciso caso si ingenera un fenomeno di triplo pagamento:
Ben 100 euro a famiglia in più per accontentare la SIAENel corso di un anno una famiglia media spenderà in più 100 euro grazie al decreto Bondi. Comprando dotazioni tecnologiche o prodotti Hi-Tech, senza saperlo, si vedrà costretto a pagare una quota, nascosta, per l’equo compenso. Per remunerare, cioè, gli autori per il presupposto mancato compenso dovuto alla copie dei contenuti – musicali, audio, video – che i consumatori faranno per uso privato.Per Altroconsumo è un’aberrazione, perché il consumatore paga anche fino a tre volte una tassa, per fruire di uno stesso contenuto, anche una sola volta. Ed è una misura contraria allo sviluppo della tecnologia e del mercato digitale.
Esempio: scaricando legalmente un brano da iTunes, il consumatore sta già pagando per le copie private. Poi paga l’equo compenso sul pc. Poi quello sull’IPod.
Decisamente un po’ troppo. Anche per un Governo che dichiara di voler fare gli interessi delle famiglie italiane.
Costo annuo dell’equo compenso per una famiglia Prodotti acquistati Quota di equo compenso (in euro) Confezione di 20 CD da 80′ 5,87 Confezione di 20 DVD da 4.7 GB 8,20 Una Memory Card da 2 GB 0,10 Due Memory Card da 4 GB 0,40 Una Memory Card da 8 GB 0,24 Una chiavetta USB da 4 GB 0,36 Una chiavetta USB da 8 GB 0,72 Hard Disk esterno da 1000 GB 10,00 iPod Classic 160 GB 16,10 Lettore Mp3 16 MB 9,66 Videoregistratore con hard disk integrato da 250 GB 22,54 Un telefonino multimediale 0,90 Console videogiochi con memoria da 120 GB 6,44 Decoder DGTV con hard disk integrato da 160 GB 16,10 Hard disk esterno multimediale da 640 GB 12,88 Totale
Come affermano, tra le altre cose, i Presidenti di Confindustria ANIE (imprese elettrotecniche ed elettroniche) Guidalberto Guidi, di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Stefano Pileri, di Assinform, Paolo Angelucci e di Assotelecomunicazioni-ASSTEL, Stefano Parisi, il Decreto Bondi:
…introduce un meccanismo perverso che fa crescere la tassa in ragione delle performance dell’apparecchio e incide, in definitiva, esponenzialmente sui costi sostenuti dagli utilizzatori. E’, a quanto ci risulta, l’unico esempio al mondo di penalizzazione dell’innovazione!!
Ulteriore penalizzazione introdotta dal decreto è la sua estensione a tecnologie (cellulari, PC, decoder, game console) che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali. Il legislatore, nel giustificare tale estensione, si richiama alla situazione europea dove però 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui telefoni cellulari mentre i PC sono tassati in un solo Paese e nessuno tassa le game console.
Mi riservo di approfondire successivamente gli eventuali aspetti di illegittimità del decreto sotto il profilo del diritto amministrativo interno oltre che antitrust/aiuti di stato a livello comunitario, per ora buon weekend.
Il regalo di Natale di Babbo Bondi alla SIAE è arrivato dopo la befana, ma purtroppo è arrivato
gennaio 14, 2010 alle 6:54 PM | Pubblicato su - Equo Compenso, CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 18 commentiTag: Decreto SIAE, Ministro Bondi, siae
Mi devo scusare con i lettori di questo blog, qui avevo detto che il Ministro non aveva ancora firmato il decreto SIAE e così infatti riferivano da via del Collegio Romano.
Le cose non stavano così, il decreto SIAE, che trovate qui è stato firmato in data 30 dicembre, ma il Ministro non ha detto nulla fino ad oggi. Strano, quando si fanno certi regali bisognerebbe andarne orgogliosi.
Ad una primissima analisi direi che hanno tassato tutto! con una sola sforbiciata del 10% sui prezzi rispetto alla prima bozza e non penso proprio che serviranno a qualcosa i Protocolli applicativi e il Tavolo di lavoro tecnico per rimediare al malfatto.
Sul sito del Ministero dicono che
la determinazione interviene a più di sei anni di distanza dal decreto legislativo n. 68/2003, che era stato emanato in attuazione della normativa comunitaria.
Come se in questi anni la SIAE non avesse percepito nulla di equo compenso !!!
Il decreto è stato adottato a conclusione di una lunga e complessa istruttoria che ha visto la partecipazione di tutte le categorie interessate.
Non è vero, il decreto lo ha scritto la SIAE e nella Commissione ad hoc non sedeva neanche un rappresentante dei consumatori. In Francia la commissione permanente sull’equo compenso per copia privata prevede una componente del 30% di consumatori !
Esso individua un punto di equilibrio tra il riconoscimento del compenso che è dovuto a chi crea opere dell’ingegno e le esigenze, altrettanto importanti, degli utenti e del settore dell’innovazione e sviluppo tecnologico.
Suvvia !
Mi rifaccio vivo dopo una valutazione più approfondita. Eccomi: seguita a leggere qui
Internet non può, non deve diventare una televisione
gennaio 14, 2010 alle 1:24 am | Pubblicato su - TV vs Internet: ci fai o ci sei ? un pò ci fai ... un pò ci sei, CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TV | 3 commentiTag: Audiovisual Media Services Directive, Guido Scorza, Internet vs TV, TV vs Internet
Tutto da legge questo lungo post di Guido, ve lo consiglio: Una legge per trasformare la Rete in una grande TV….
Internet non può, non deve diventare una televisione per le ragioni che avevo espresso nel video qui sopra qualche tempo fa.
Giù il cappello davanti alla presa di posizione di Google in Cina
gennaio 13, 2010 alle 9:13 am | Pubblicato su - Quello strano retrogusto, DIRITTO, INTERNET | 3 commentiTag: A new approach to China, Cina, Cyberspionaggio, Diritti Umani, Giù il cappello, Google
Signori, chi scrive, pur riconoscendo a Google di aver portato incredibile innovazione in Internet e trasferito valore agli utenti non ha mai nascosto di provare “uno strano retrogusto”.
Di fronte alla presa di posizione di ieri con la quale Big G, rivelando di aver subito attacchi di cyberspionaggio che hanno coinvolto altre numerose aziende e che erano probabilmente finalizzati ad accedere agli accounts Gmail di attivisti cinesi per la difesa dei diritti umani, ha annunciato che non applicherà più alcun filtraggio o censura dei contenuti nei risultati delle ricerche su Google.cn, non c’è che dire era ora, giu il cappello !
These attacks and the surveillance they have uncovered–combined with the attempts over the past year to further limit free speech on the web–have led us to conclude that we should review the feasibility of our business operations in China. We have decided we are no longer willing to continue censoring our results on Google.cn, and so over the next few weeks we will be discussing with the Chinese government the basis on which we could operate an unfiltered search engine within the law, if at all. We recognize that this may well mean having to shut down Google.cn, and potentially our offices in China.
The decision to review our business operations in China has been incredibly hard, and we know that it will have potentially far-reaching consequences. We want to make clear that this move was driven by our executives in the United States, without the knowledge or involvement of our employees in China who have worked incredibly hard to make Google.cn the success it is today. We are committed to working responsibly to resolve the very difficult issues raised.
Il post per intero si trova qui sul blog di Google
Tv vs Internet: ci fai o ci sei? un pò ci fai … un pò ci sei – Sgarbi fa causa a YouTube …
gennaio 11, 2010 alle 6:34 PM | Pubblicato su - TV vs Internet: ci fai o ci sei ? un pò ci fai ... un pò ci sei, DIRITTO, INTERNET, TV | 4 commentiTag: Rai, Sgarbi, Sgarbi vs Youtube, YouTube
Vittorio Sgrabi diffida Youtube e minaccia richieste di ingenti risarcimenti per i numerosi video presenti nella repository di Google che riprendono suoi celebri interventi iracondi in salotti televisivi (uno visibile qui sopra a Porta a Porta). Questa la inserisco a pieno titolo nel filone Tv vs Internet: ci fai o ci sei ? un pò ci fai … un pò ci sei
Il caso è, infatti, a dir poco esemplare, il campione di quegli stessi salotti televisivi dai quali più volte sono scaturite becere e volgari, quanto raffazzonate, demonizzazioni di Internet quale mondo pieno di insidie, pericoli e violenza, il polemista che ha fatto degli iracondi attacchi personali, delle ingiurie e delle diffamazioni perpetrati nei medesimi salotti contro altri ospiti inermi e impreparati a tali tenzoni o nei confronti di spalle compiacenti, un vero e proprio modello di business, lancia ora la sua sfida a Youtube – non per primo certo – ma dopo che altri ne hanno ben tracciato il solco, con una motivazione tuttavia nuova, questo bisogna riconoscerglielo: tali video ledono la sua immagine !!!
Dal punto di vista tecnico mi sono chiesto in un primo momento, ma se si tratta di immagini riprese da apparizioni di Vittorio Sgarbi in trasmissioni televisive su queste i diritti dovrebbero averle le emittenti no? Rai, Mediaset o altri avranno sicuramente fatto firmare a Sgarbi una liberatoria per cui eventualmente dovrebbero essere loro a far causa a Youtube. Poi, quanto ho letto qui mi ha chiarito un pò di più le cose: “La diffida riguarda solo le trasmissioni della Rai, a cui non ho ceduto i diritti di immagine, cosa che ho fatto con Mediaset”
Ma il punto non è tanto questo, anche se Sgarbi fosse andato a parare su una lesione particolare consistente nel fatto che Youtube non avrebbe riportato fedelmente quanto da lui detto o fatto in tv, magari perchè i video non riportano completamente i suoi interventi ma solo spezzoni di essi rimarrebbe a dir poco ardito IMHO sostenere che tale pretesa non integralità abbia leso la sua immagine.
No, il fatto è probabilmente un altro, non meno discutibile, anzi, e si può dedurre da questa dichiarazione del polemista: “Mi indigna la mancanza di etica, da parte di chi mi ruba quello che mi appartiene, senza contropartita. Con questo furto di immagini divento il motore di qualcosa che non mi riguarda”, insomma, quello che contestano i legali di Sgarbi a Youtube è molto probabilmente qualcosa di diverso, ovvero la violazione dei diritti di utilizzazione e sfruttamento economico della sua immagine. Non ho tutti gli elementi ma da quello che è possibile comprendere dalle brevi dichiarazioni la pretesa sembrerebbe essere in sostanza quella di mantenere e preservare il dominio, e con esso lo sfruttamento economico in tutte le piattaforme, delle sue litigate nei salotti RAI probabilmente già adeguatamente pagate alla fonte e con i soldi del canone: da noi telespettatori insomma o almeno da coloro che continuano a pagare il canone RAI nonostante il livello ormai raso terra delle trasmissioni del servizio pubblico.
“Sono consapevole dei miei comportamenti” aggiunge Sgarbi “Ma sono io che sul piccolo schermo gestisco i miei scatti d’ira. Su internet no. Finisce lì, la mia immagine, inamovibile ci può stare un’eternità, prescindendo dalla mia volontà. Ho fatto questa scelta e me la ripiglio”.
Mah, mi sembra si stia veramente esagerando …
Ecco allora che mi sorge spontaneo un suggerimento a Google/Youtube e ai suoi legali, vista la sensibilità del polemista e il suo attaccamento alle sue scenette, o meglio scenate, considerate opere dell’ingeno ovviamente perchè, tra le altre cose, viene anche contestata la loro abusiva riproduzione e quindi il copyright su di esse, perchè non scegliere la strada di adempiere immediatamente e senza riserve a quanto chiede Sgarbi e quindi eliminare tutti i video che lo rappresentano? Anzi perchè non impegnarsi ulteriormente, quale misura precauzionale, per evitare di poter ledere la sua sensibilità in futuro, a non riprodurre mai più su Youtube sue apparizioni televisive o spezzoni di esse? Ovviamente la cosa risulterebbe difficile da implementare perchè i video li caricano gli utenti ma con lo sforzo di tutti oltre che di Google forse ci si potrebbe riuscire.
Penso che molti potrebbero riconoscere in tale scelta anche un valore sociale e una corrispondenza nell’interesse generale a non rivedere più, almeno in Rete, tali pantomime. Purtroppo, infatti, chi per mandato dovrebbe occuparsi della qualità del servizio pubblico televisivo non svolge appieno tale compito e allora lasciamo che, finchè gli sarà permesso, Sgarbi possa mantenere il controllo – anche dello sfruttamento economico – dei suoi scatti d’ira ma confinatamente al “molto piccolo” schermo televisivo. Insomma, se Google desse seguito immediatamente alle richieste di Sgarbi probabilmente farebbe cosa buona per tutti …
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