Il BEREC – al di là della diplomazia – boccia la proposta di Raccomandazione su accesso alle reti di comunicazione elettronica
marzo 27, 2013 alle 7:10 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | 1 commentoTag: Banda larga, Commissaria Kroes, Fibra, Inno genna, Raccomandazione su accesso alle reti di comunicazione elettronica
Come ricorderete Altroconsumo aveva chiesto ad AGCOM di esprimere parere negativo in sede BEREC sulla bozza di Raccomandazione (qui la nostra lettera).
Ora non è dato sapere cosa abbia fatto Agcom che non ci ha risposto ma quello che è certo è che dal BEREC, al di là della necessaria diplomazia, arriva una sonora bocciatura alla proposta della Commissaria Kroes, Bene! Potete leggere qui il Parere del BEREC
Condivido l’interpretazione di Inno Genna anche nella parte in cui giudica invece positivamente la proposta della Commissaria che mira a ridurre significativamente i costi per la posa della fibra, bene anche quella 😉
Raccomandazione su accesso alle reti di comunicazione elettronica – Altroconsumo chiede ad AGCOM di opporsi in sede BEREC
marzo 7, 2013 alle 5:37 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 1 commentoTag: Agcom, Banda larga, BEREC, Raccomandazione su accesso alle reti di comunicazione elettronica
Della questione ho già parlato più volte, da ultimo in questo post: Dear Commissioner Kroes: who guarantees us that they will really use such margin to invest in fiber?! Ora la palla passa oggi e domani al BEREC che deve esprimere un parere sulla bozza di Raccomandazione e Altroconsumo ha chiesto ieri ad AGCOM di esprimere parere negativo in quella sede per le seguenti ragioni:
1. a nostro avviso, l’approccio scelto dalla Commissione Europea produrrà un aumento dei prezzi per i consumatori finali senza peraltro contestualmente consentire connessioni a banda larga di più elevata qualità ad un costo ragionevole;
2. secondo la bozza di Raccomandazione, infatti, le Autorità nazionali dovrebbero portare il prezzo di accesso wholesale al rame tra gli 8 e i 10 euro. Questo significherà di conseguenza un aumento del prezzi retail di accesso a Internet in molti Stati Membri (tra i quali l’Italia). La Commissione Europea non ha peraltro sviluppato una completa e accurata analisi di tale impatto negativo sui consumatori finali;
3. ciò che più ci preoccupa è che la bozza di Raccomandazione non prevede alcuna garanzia che gli operatori investano in Next Generation Access networks;
4. gli incumbent europei hanno quasi sempre utilizzato i propri ricavi in favore dei propri azionisti, distribuendo dividendi anziché investire in tecnologie innovative, come l’ultra broadband, questo è il caso dei Big5 Europei con più di 70 miliardi di euro riversati ai propri azionisti tra il 2007 ed il 2011 in forma di dividendi, tra cui Telecom Italia che nel contempo manteneva inalterati i propri investimenti nella rete; sembra, quindi, improbabile che da un aumento dei ricavi all’ingrosso dell’incumbent possa derivarsi un incentivo a migrare, quindi investire, su una nuova rete anziché adagiarsi su questo “nuovo” e ancor più profittevole scenario;
5. purtroppo, il pericolo di un rallentamento in termini di innovazione è ancor più verosimile se si considera che la concorrenza nel settore delle TLC in Italia è già fortemente minata. Infatti l’incremento netto delle linee in unbundling negli ultimi anni ha subito un forte rallentamento a causa dell’aumento del prezzo dell’unbundling e degli altri servizi di accesso wholesale a favore dell’ex monopolista Telecom Italia. Tale evidenza, in Europa tra i Big5, è ancora più lampante se si considera che in termini di attivazioni nette per l’ULL, l’Italia risulta essere il fanalino di coda;
6. l’attuale testo di Raccomandazione non prevede poi alcuna salvaguardia delle specificità nazionali, come l’Italia (o la Grecia), in cui storicamente l’assenza di alternative alla rete in rame, come gli operatori televisivi via cavo, ha comportato lo sviluppo della concorrenza sulla sola rete in rame, detenuta al 100% dall’operatore ex-monopolista Telecom Italia. Questo è un fatto che va considerato, in quanto un aumento indiscriminato dei prezzi wholesale comporterebbe un serio danno alla concorrenza, che è vincolata dalla rete in rame di Telecom Italia. Rallentare o addirittura arrestare il processo competitivo, con il rischio di fuoriuscita del mercato di alcuni competitors sarebbe un grave danno per il consumatore finale che fino a oggi ha beneficiato dell’innovazione e della riduzione dei prezzi finali scaturita dall’apertura del mercato delle telecomunicazione alla concorrenza.
Qui potete leggere per esteso la lettera di Altroconsumo ad AGCOM
Bella risposta di Bertoluzzo a Bernabe’ su domanda e offerta ultrabroadband
settembre 20, 2012 alle 8:48 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | 2 commentiTag: Banda larga, Bernabè, Bertoluzzo, Fibra, modernizzazione Paese, scorporo rete
Dall’intervista di Massimo Sideri al Ceo di Vodafone Italia Paolo Bertoluzzo sul Corriere di oggi: Bella risposta di Bertoluzzo a Bernabè (Telecom) su domanda e offerta ultrabroadband, concorrenza e ricadute sulla modernizzazione del Paese, bravo!
Anche i ricchi piangono …
settembre 18, 2012 alle 11:14 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | 3 commentiTag: Banda larga, ETNO, Ex monopolisti tlc, Incumbent, interesse generale, Monopolio della telefonia, reti NGN
Da leggere questo post di Quintarelli:
Workshop ETNO (operatori ex monopolisti legali) organizzato dal Financial Times (continua a leggere…)
Il link e’ qui: FT ETNO Summit 2012.Non c’è che dire, ETNO ci sta mettendo un sacco di soldi in questa oeprazione di lobby. FT e’ decisamente molto costoso quando organizza questi eventi.
Sorprende (o forse no) il pensiero unico delle varie sessioni. L’argomento è “Meeting the investment and growth challenges ahead” e “Towards a new and sustainable Internet ecosystem.
“Nel panel dei partecipanti, ci sono i grandi capi di 11 telco europee (ex monopolisti legali, oggi (quasi tutti) “solo” operatori notificati dalle varie Antitrust come aventi significativo potere di mercato) che variamente chiedono modifiche delle regole.
11 CEO che nell’anno appena trascorso (se non ho fatto male i conti) hanno distribuito dividendi per 20,19 miliardi di euro.
Ora, per carità, gli incumbent e i loro lobbisti fanno – come ho già avuto modo di ribadire più volte – legittimamente il loro mestiere, il fatto è che gli interessi degli ex monopolisti e dei loro azionisti, anche se legittimi, confliggono inesorabilmente con l’interesse generale che dovrebbe essere considerato prevalente e al di sopra di essi.
Il rischio di una rimonopolizzazione su base nazionale nel momento del passaggio (peraltro auspicabilissimo) alle Reti NGN se la politica non troverà la forza di tutelare i nostri interessi di consumatori e l’Europa quella di rilanciare un vero mercato interno delle tlc è un tema dannatamente serio.
Ma va ?! A Bernabè piace l’evoluzione del pensiero della Kroes …
agosto 3, 2012 alle 5:44 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | 3 commentiTag: Banda larga, Bernabè, Commissaria Kroes, Fibra ottica, Inno genna, rame, Telecom Italia
Dall’intervista a Bernabè sul Sole24Ore di oggi.
E ci credo che a Bernabè piace “l’evoluzione del pensiero della Kroes” a noi invece moooolto meno … Sul tema mi sono espresso già più e più volte.
Per carità Bernabè fa il suo mestiere e i suoi lobbisti hanno ottenuto un ottimo – anche se non definitivo – risultato, la partita vera si giocherà a settembre e, allora, vale la pena ribadire che gli interessi di Telecom Italia e dei suoi azionisti, anche se legittimi, confliggono inesorabilmente con l’interesse generale che dovrebbe essere considerato prevalente e al di sopra di essi, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi.
Chi latita – per ora – è la politica che dovrebbe trovare il modo di far prevalere l’interesse generale sull’interesse legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su loro stessi di investitori e incumbent.
Prendo ancora una volta in prestito su questo tema i commenti di Inno Genna che trovo molto significativi:
E’ ufficiale: Telecom Italia non investirà in fibra
Le dichiarazioni di questi giorni di Franco Bernabé ai giornali non consentono repliche o speculazioni: più chiaro di così. A seguito del nuovo corso della Kroes, secondo cui il prezzo di accesso alla rete telefonica in rame deve rimanere lo stesso (NDR: cioè quasi niente: si tratta di investimenti fatti dallo Stato italiano decine di anni fa), il CEO di Telecom Italia incassa e ci spiega il SUO di nuovo corso: (a) profitti stabili dalla rete in rame; (b) prezzi non orientati ai costi – quindi molto elevati e fuori mercato – per le fibre (se ce ne saranno mai); (c) ripagamento del debito e, perchè no, erogazione di dividendi interessanti. Champagne!
E lo sviluppo della rete in fibra ottica, quella che dovrebbe ammodernare il paese? Non se ne fa niente, Bernabè non potrebbe essere più esplicito, anche perchè sta parlando ai mercati finanziari ed agli investitori (quelli che investono in azioni e bond, non in opere, innovazione o idee): “Non accelereremo la diffusione della rete in fibra, anche perché l’indicazione dell’Unione Europea è solo programmatica, vedremo prima quali sono le decisioni finali e comunque la diffusione della rete è spinta da clienti e redditività: non faremo nulla che possa compromettere obiettivi globali nel breve termine perché vogliamo comunque il deleavereage – cioè la riduzione del debito) per Telecom”.
Lo sviluppo della fibra ottica non è pertanto un obiettivo strategico di Telecom, ma una semplice eventualità (un incidente, secondo me). Secondo Bernabè, la rete ad alta velocità si svilupperà solo grazie alla spinta “dei clienti e della redditività”. Ma ciò vuol dire che non avverrà mai, perchè il possesso della rete in rame consente a Telecom di bloccare qualsiasi iniziativa di modernizzazione, che venga da Telecom stessa oppure da un competitor: infatti, gli elevati profitti della rete in rame, combinati con il fatto che i servizi colà erogati sono in grado di cannibalizzare quelli su fibra, rendono poco profittevole una rete in fibra alternativa. Quindi, questa migrazione non conviene a Telecom, la quale ha però tutti gli strumenti per stroncare tentativi di concorrenza (facendo prezzi predatori sui servizi in rame, quanto basta per scoraggiare la concorrenza).
La grande rete in fibra di Telecom potrebbe nascere solo per un capriccio (cosa improbabile), oppure a fronte di qualche straordinario “regalone” pubblico, come avvenuto con il caso della provincia di Trento (e non è un caso che la Commissione Europea, lato Almunia, abbia aperto un’investigazione, per violazione delle norme sugli aiuti di Stato).
Intendiamoci: qua è là Telecom butterà giù qualche fibra, ma sostanzialmente in VDSL, e solo dove si tratta di parare la concorrenza di qualche competitor fastidioso. Ma niente a che fare con lo “step change”, il cambio di passo, che occorrerebbe per cablare il paese.
Cara Kroes: così imho non si favoriscono gli investimenti in fibra
luglio 16, 2012 alle 9:04 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | 1 commentoTag: Banda larga, Broadband, Incumbent, Neelie Kroes, sovraremunerazione rete in rame, Telecom Italia, unbundling
Partendo dall’assunto, spero almeno questo incontestabile, che gli incumbent (Telecom in Italia) non sono necessariamente benefattori dell’umanità, ma imprese commerciali che perseguono legittimamente un utile, rimango molto negativamente colpito dal recente policy statement del Commissario all’Agenda Digitale Neelie Kroes che mi sembra purtroppo aver rivisto alcune delle posizioni espresse precedentemente in tema di investimenti in banda larga.
Sarò certo ripetitivo e monotono ma, se mi svoraremunerano il rame perchè mai io incumbent dovrei investire in fibra ? Non sono però l’unico a vederla in questo modo, mi sembrano sulla stessa lunghezza d’onda:
Con questo discorso il Commissario Kroes ha mandato un messaggio agli incumbents: da oggi e fino al 2020 la rete in rame (quella costruita all’epoca con soldi pubblici, che è deprezzata, che non richiede ulteriori investimenti significativi, e i cui servizi tendenzialmente competono anche con quelli in fibra) avrà un ritorno fisso wholesale di 9 Euro per i prossimi 8 anni.
La domanda che sembra sorgere spontanea è: Quale incumbent si metterà ora a fare piani per smantellare la rete e sostituirla in fibra ?
Dimentichiamoci di poter risparmiare sulla linea fissa, in futuro (telefonate e internet). I canoni non scenderanno o addirittura potrebbero aumentare ancora: la commissione europea ha annunciato oggi infatti che rinuncerà a premere per sconti sui prezzi all’unbundling. E’ una vittoria dei principali operatori, tra cui Telecom Italia, proprietari della rete in rame.
Il prezzo di unbundling è l’affitto che i concorrenti pagano a Telecom per usarne le linee su cui dare servizi all’utente finale. I rincari dell’unbundling dal 2007 a oggi hanno portato a un aumento dei canoni finali di circa 5 euro, secondo mie stime.
In passato la Commissione aveva minacciato tagli sull’unbundling, per sostenere gli investimenti nelle nuove reti. Oggi la svolta, anticipando i dettagli di una riforma delle regole Ue sulla banda larga che sarà approvata entro la fine dell’anno e che resterà in vigore “almeno fino al 2020″.
“Non ci sono prove evidenti che dimostrano che abbassare i prezzi del rame indurrebbe a piu’ investimenti nella banda larga superveloce”, ha detto il commissario Neelie Kroes.
S’impegna quindi a lasciare invariati i costi e anche a renderli più flessibili, a vantaggio dei proprietari della rete. Lo scambio qui è chiaro, nella mente di Kroes: facciamo aumentare i prezzi (un po’), per consentire ai principali operatori di costruire le nuove reti e quindi di aumentare la velocità finale
– e, ovviamente l’ECTA, the European Competitive Telecommunications Association
ECTA’s chairman Tom Ruhan said “we welcome and strongly support the approach to non-discrimination taken by Neelie Kroes. Abusive and discriminatory conducts of incumbent operators have a direct impact on consumers’ services and wallets. But we deeply regret the approach that Mrs Kroes is suggesting on price methodologies. As a result of this approach incumbents will not only be allowed to regain full monopolies on future networks, they will also be allowed to continue overcharging consumers and starving competitors on existing networks. This is a departure from the approach taken with the NGA Recommendation in 2010 and might take Europe back to the pre-liberalization era. The EU already lags behind other regions of the world when it comes to super fast broadband – an important enabler of economic growth – and these measures will set us further back”.
Come dicevo qualche post fa prendendo peraltro a prestito alcune considerazioni di Inno Genna, uno tra i massimi esperti del settore :
Ricordiamoci, infine, che in realtà, gli incumbents – e non parlo solo di Telecom Italia – non hanno mai fatto una rete. La rete fissa in rame è stata costruita dalla Stato, mentre quella mobile è stata remunerata con la terminazione mobile. Con la fibra si troverebbero per la prima volta ad investire in una rete! Ecco perchè ritengo che, in assenza di una forte politica industriale imposta agli incumbent dal Governo e dalla Commissione europea andremmo veramente poco lontano.
In conclusione, direi che la ricetta per cucinare le fibre non ha un ingrediente unico, ce ne possono essere diversi, ma alcuni devono assolutamente essere evitati: tra quelli da evitare il vectoring – per i motivi espressi sopra – e un prezzo del rame troppo alto e/o gonfiato, che è come il parmigiano sul sugo di pesce – su questo ho già detto più ampiamente qui – Tra gli ingredienti invece da mettere: rete di accesso unica, basta con la platform competition, switch-off regolato, open acces, fondi pubblici quando occorre.
A scanso di equivoci voglio ribadire ancora una volta che gli interessi di Telecom Italia e dei suoi azionisti sono a mio avviso legittimi ma confliggono con l’interesse generale che dovrebbe essere considerato prevalente e al di sopra di essi, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi, pare indubbio che l’interesse generale dovrebbe prevalere su quello legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su se stessi di investitori e incumbent.
Per chi non vuole un’Agenda Digitale di rame …
Maggio 20, 2012 alle 5:21 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 4 commentiTag: Agenda Digitale, Banda larga, Commissaria Kroes, Conferenza ECTA, Fibra, Keynote Speech della Commissaria Kroes, Neelie Kroes, Telecom Italia
Domani sarò a Bruxelles per questa Conferenza ell’ECTA ULTRA-FAST BROADBAND – POLICY AND PRACTICE. Sono stato invitato a parlare nel seguente Panel:
SESSION 2: ENABLING FIBRE ROLL-OUT: FINANCING AND DEMAND Equity investors have reacted strongly to proposals by the Commission to incentivise fibre roll-out through a proposed Recommendation on cost methodologies. Are their fears well-founded? Can the interests of shareholders and “the public” be reconciled?
Chair: Anna Krzyżanowska, Head of Unit, Evaluation & Monitoring, DG Infso Unit C3, European Commission
Stephen Howard, Head of Global Telecoms, Media & Technology Research, HSBC Bank Plc
Stuart Gordon, Senior Analyst Telecoms, Berenberg Bank
Bridget P. Cosgrave, Founder & President, EveryEuropeanDigital
Marco Pierani, Head of Public Affairs, Altroconsumo and member of BEUC
Dr. Karl-Heinz Neumann, General Manager and Director, WIK Consult
Complice la giornata a dir poco autunnale nonchè il fatto che ho temporaneamente “parcheggiato” i miei due pargoli ad una festa di compleanno, sto ristudiacchiando la materia che, pur nella sua complessità, mi sembra abbia questa chiave di lettura: il mantenere elevato il prezzo del rame non è solo contrario agli interessi dei consumatori ma, soprattutto, in contrasto con l’interesse generale allo sviluppo della banda larga in quanto rischia di disincentivare l’investimento in fibra. Immagino che, al contrario, alcuni degli altri relatori della mia sessione sosterranno l’esatto contrario. E vabbè il confronto sarà utile anche per apprendere e approfondire i punti di vista altrui. Subito dopo è previsto un Keynote Speech della Commissaria Kroes, che, peraltro, qualche tempo fa si era già espressa sulla questione in termini non molto lontani dal mio punto di vista, vediamo un pò che dice domani, in ogni caso cercherà di twittarlo in seduta stante.
Personalmente comprendo bene che gli incumbent (e chi mette a loro disposizione i danari necessari) vogliano avere una certa dose di sicurezza sul ritorno dei loro investimenti in fibra ma, d’altra parte, la loro pretesa che sia mantenuto artificialmente elevato il prezzo del rame in modo che col margine garantito si possa investire in fibra mi sembra una cosa che non sta proprio in piedi, insomma chi ci garantisce che poi quel margine lo utilizzeranno per investire davvero in fibra? Più ci penso più rimango fermo sul mio punto di vista: Aumenti unbundling – domanda: se ti sovraremunerano la rete in rame perchè mai dovresti mettere giù la fibra ?
Come se ne esce allora? In primis bisogna capire che il problema non è dato da Telecom Italia o dagli altri incumbent in giro per l’Europa, perchè anch’io mettendomi nei loro panni e avendo a disposizione una rete in rame, anzi l’unica rete che c’è, completamente ammortizzata sulla quale non devo più investire ma solo manutenere non andrei certo ad imbarcarmi in un complesso investimento per creare una nuova rete in fibra, con il rischio che questo comporterebbe in termini di ritorno nell’investimento ed una serie di altre dinamiche nelle relazioni con i competitors tutte da costruire da nuovo.
Il problema non è allora dato da Telecom Italia o dagli altri incumbents ma da coloro che dovrebbero trovare la forza e il coraggio – prima ancora che le modalità tecniche – per imporre nell’interesse generale scelte di politica industriale rilevantissime per il nostro futuro in Italia e in Europa.
A ben vedere, infatti, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi, pare indubbio che l’interesse generale dovrebbe prevalere su quello legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su se stessi di investitori e incumbent.
E allora, chi deve imporre queste scelte di politica industriale? La Commissione europea e i Governi nazionali in primis, altrimenti che ci stanno a fare? Le Autorità regolamentari, come l’AGCOM in Italia, dovranno poi invece occuparsi di implementarle, non di sostituirsi loro.
Va chiarito allora al più presto IMHO che l’accesso a Internet a banda larga, oltre a essere considerato un servizio universale, deve essere inteso anche come bene comune, al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori (non solo in senso stretto quelli delle tlc, ma anche quelli che ci vendono i servizi sopra) dovranno contribuire.
Mah … vediamo che dice domani la Kroes, io intanto continuo a studiare, se voi avete qualche suggerimento, anche se la pensate in maniera diametralmente opposta da me, lasciate un commento, grazie!
Misure Anticrisi: Altroconsumo chiede al Parlamento banda larga, concorrenza e liberalizzazioni, equità fiscale
novembre 7, 2011 alle 5:47 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA | 3 commentiTag: Altroconsumo, Banda larga, equità fiscale, liberalizzazioni e concorrenza, Misure Anticrisi
Mentre sta deflagrando con tutta evidenza la lacerante crisi politica che tanto ha pesato e peserà ancora sull’altrettanto grave crisi economica e finanziaria del nostro Paese, Altroconsumo ha ritenuto opportuno rivolgersi al Parlamento sottoponendo a politici di opposizione e maggioranza una serie di misure anticrisi:
Nell’imminenza del dibattito parlamentare sulle misure necessarie a risollevare il nostro Paese dalla grave crisi economica e finanziaria e per dare una risposta credibile ai mercati, Altroconsumo si rivolge a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, senza alcuna distinzione di sorta, perché vengano prese in seria considerazione alcune, a nostro avviso, fondamentali proposte.
Banda larga e sviluppo digitale
L’aumento della penetrazione della banda larga può comportare una crescita considerevole del Pil. L’Europa del futuro sarà sempre più digitale, l’Italia è indietro e non può perdere il passo. Nell’immediato dobbiamo affrontare la crisi, ma questo non ci deve fare abbandonare il progetto di creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile nel medio-lungo termine. Quello sul digitale e banda larga può essere un formidabile investimento per uscire dal guado. L’accesso a Internet a banda larga, oltre a essere considerato un servizio universale, deve essere inteso anche come bene comune, al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori dovranno contribuire. Occorre creare la società della Rete sostenuta anche da fondi della Cassa depositi e Prestiti e lanciare un grande e ambizioso progetto di passaggio da una rete oggi in rame a una in fibra ottica.Concorrenza e liberalizzazioni
Nel corso dell’attuale legislatura purtroppo le politiche di liberalizzazione hanno conosciuto una battuta d’arresto, addirittura abbiamo assistito, per molti settori, persino ad accenni di controriforme. Occorre abbattere le rendite di posizione, creare più concorrenza, fare rispettare adeguate regolamentazioni in caso di monopolio o di posizioni dominanti; ma anche tenere alto il profilo del cambiamento in settori chiave come libere professioni, carburanti, banche e assicurazioni, farmaci, trasporti, commercio e grande distribuzione. Per risollevarsi dall’attuale situazione di crisi il nostro sistema Paese deve diventare più competitivo a livello internazionale, e la via principale perché ciò accada è quella di eliminare le barriere interne che ostacolano la concorrenza.Equità fiscale
L’incertezza del diritto è l’elemento che contraddistingue l’attuale sistema fiscale italiano. Negli ultimi anni troppi provvedimenti hanno creato confusione e inasprimento della tassazione, senza che un criterio di equità e di rispetto dell’articolo 53 della Costituzione sia stato seguito. Occorrono misure strutturali che non impattino nuovamente sul potere d’acquisto delle fasce più deboli dei cittadini, deprimendo ancora di più consumi e mercati nell’ottica del rilancio di tutta l’economia. Considerata l’urgente necessità di riportare in ordine i nostri conti pubblici riteniamo infine percorribili alternativamente una delle seguenti misure patrimoniali: un’imposta ordinaria dell’1 per mille a carico del patrimonio totale delle persone fisiche o un’imposta straordinaria dell’1% sugli immobili il cui valore complessivo è superiore a 500.000 euro, oltre ad una seria lotta all’evasione fiscale.
Il documento completo inviato ai parlamentari è leggibile qui
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