Aumentare il prezzo del rame non corrisponde all’interesse generale

gennaio 14, 2013 alle 4:18 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, TELECOMUNICAZIONI | Lascia un commento
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kroesSono tornato sulla bozza di Raccomandazione circa gli obblighi di non discriminazione e le modalità di calcolo in materia di accesso alle reti di comunicazione elettronica, inviata in dicembre dalla Commissione al BEREC.

Se fossimo semplicemente di fronte ad una precisa scelta della Commissione che, nel dover trovare la migliore forma di incentivo per perseguire l’obiettivo di sviluppare investimenti in fibra, nell’interesse generale avesse optato di favorire gli incumbent a discapito di operatori alternativi e consumatori finali, potremmo concludere, certo non senza stupore, che fino ad ora politiche regolamentari di siffatta natura sono più spesso scaturite dai decisori nazionali spesso catturati mentre la Commissione ha sempre rappresentato per converso il baluardo a difesa della concorrenza e dell’interesse dei consumatori. Nel segnalare come la Commissione stia quindi rischiando di adottare un approccio diamentralmente opposto per quanto concerne la fibra e la sovraremunerazione del rame rispetto a quello che ha adottato per converso recentemente con riguardo alle tariffe di terminazione mobile, la nosra storia potrebbe finire qui.

In realtà il punto maggiormente rilevante è un altro: Aumentare il prezzo del rame non corrisponde all’interesse generale Continua a leggere l’articolo su Consumatori, Diritti e Mercato, la nuova rivista di Consumer Policy online di Altroconsumo

A proposito di Agenda Digitale: domani convegno a Milano CRS e servizi pubblici online

ottobre 4, 2012 alle 5:59 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA | Lascia un commento
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In attesa di capire cosa c’è veramente dentro il Decreto sull’Agenda Digitale approvato oggi dal  Consiglio dei Ministri, segnalo domani qui a Milano questo convegno “CRS e servizi pubblici on line: la digitalizzazione della pubblica amministrazione”.

L’evento, aperto al pubblico, si svolgerà dalle ore 10:30 nella Sala n. 5 – Entrata n. 1 – Palazzo Regione Lombardia.

L’iniziativa è promossa da Altroconsumo con ACU, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codici e con il contributo della Regione Lombardia nell’ambito del progetto “CRS e servizi pubblici on line”.

Questo il Programma:

10.30 Presentazione dell’Indagine sui servizi on line forniti dai Capoluoghi di provincia in Lombardia – a cura di Altroconsumo

11.30 Presentazione dell’indagine Linee Guida per le informazioni ed i servizi del TPL sul web – a cura di Assoutenti

12.30 Dibattito pubblico con:

Prof. Francesco Sacco – Università Bocconi Milano

Ing. Fulvio Barbarito – Lombardia Informatica

Dott. Roberto Lambicchi – DG Semplificazione Regione Lombardia

Dott.ssa Luisa Crisigiovanni – Direttore di Altroconsumo

Se siete nei paraggi fate un salto

Tra fibra, interessi di Telecom Italia e interesse del Paese

Maggio 30, 2012 alle 2:25 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | 1 commento
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L’intervista di Mucchetti a Bernabè oggi sul Corriere mi stimola un paio di considerazioni:

Partiamo dal vectoting:  l’utilizzo di questa tecnologia potrebbe certo dare la parvenza che gli obiettivi dell’Agenda Digitale possano essere raggiunti, ma evita di mettere giù fibra. Cosa vogliamo, modernizzare il Paese o fare finta che abbiamo raggiunto degli obiettivi?! E, inoltre, da quello che ho capito – leggasi questo post del Quinta senza tralasciare i relativi commenti – il vectoring, nella tecnologia attualmente disponibile, non consente il sub loop unbundling e, di fatto, sarebbe dunque in palese violazione della regolamentazione vigente a meno di non ipotizzare vacanze regolatorie a mio avviso non auspicabili, anche perchè il rischio di una rimonopolizzazione nel passaggio alla fibra è dietro l’angolo … se mi sbaglio mi corigerete  

Su una cosa mi sembra invece condivisibile quanto dice Bernabè: “un accordo sarebbe più efficace e impegnerebbe meno capitali” non mi risulta tuttavia che non ci siano state almeno corresponsabilità da parte di Telecom Italia per il fatto che quell’accordo, a valle degli inconcludenti tentativi di mediazione da parte del vecchio governo, non sia stato mai raggiunto. In ogni caso l’idea della network competition andrebbe messa definitivamente in pensione, ben venga quindi se ora Telecom ci ha ripensato! il passaggio alla fibra va fatto su UNA SOLA RETE D’ACCESSO anche perchè gira e rigira alla fine della fiera la pagheremo noi, o come utenti o come tax payers, quindi mi sembra il minimo chiedere efficienza e scelte sostenibili. 

Ricordiamoci, infine, che in realtà, gli incumbents – e non parlo solo di Telecom Italia – non hanno mai fatto una rete. La rete fissa in rame è stata costruita dalla Stato, mentre quella mobile è stata remunerata con la terminazione mobile. Con la fibra si troverebbero per la prima volta ad investire in una rete! Ecco perchè ritengo che, in assenza di una forte politica industriale imposta agli incumbent dal Governo e dalla Commissione europea andremmo veramente poco lontano.

In conclusione, direi che la ricetta per cucinare le fibre non ha un ingrediente unico, ce ne possono essere diversi, ma alcuni devono assolutamente essere evitati: tra quelli da evitare il vectoring – per i motivi espressi sopra – e un prezzo del rame troppo alto e/o gonfiato, che è come il parmigiano sul sugo di pesce – su questo ho già detto più ampiamente qui – Tra gli ingredienti invece da mettere: rete di accesso unica, basta con la platform competition, switch-off  regolato, open acces, fondi pubblici quando occorre.

A scanso di equivoci voglio ribadire ancora una volta che gli interessi di Telecom Italia e dei suoi azionisti sono a mio avviso legittimi ma confliggono con l’interesse generale che dovrebbe essere considerato prevalente e al di sopra di essi, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi, pare indubbio che l’interesse generale dovrebbe prevalere su quello legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su se stessi di investitori e incumbent.

Nomine AGCOM, primo step verso la trasparenza ma ora non fermiamoci qui

Maggio 23, 2012 alle 8:31 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | Lascia un commento
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Si tratta indubbiamente di un primo grandissimo successo della campagna vogliamotrasparenza promossa dalla Open Media Coalition, quoto in questo, nel fargli i miei complimenti, Guido Scorza 

È una vittoria storica della società civile e un passo importante nella giusta direzione da parte del Parlamento, la decisione appena assunta dalla Conferenza dei capi-gruppo della Camera dei Deputati di rinviare le votazioni per le nomine dei membri del Garante Privacy e dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni previste per domani, fissando, contestualmente un termine – quello del primo giugno – per la raccolta di tutte le candidature e l’invio a tutti i parlamentari dei curricula dei candidati.

Siamo ancora lontani dall’accoglimento della richiesta di trasparenza nel processo d nomina dei membri e dei presidenti delle Authority che, ormai da settimane, decine di associazioni in rappresentanza di centinaia di migliaia di cittadini rivolgono alle istituzioni ma il Parlamento, per la prima volta nella storia del nostro Paese, ha rinunciato a nomine al buio e senza candidature “ufficiali” e accettato l’idea che alle nomine si proceda solo dopo aver raccolto le candidature di tutti quanti ritengano di essere in possesso dei necessari requisiti e sulla base dell’esame dei curricula.

Ma ora, a mio avviso, dobbiamo essere ambiziosi e proprio in forza e sulla base del successo ottenuto non possiamo permetterci di fermarci a questo primo e importantissimo risultato, si tratta solo di un primo step verso la trasparenza, quoto in questo il Commissario Agcom Nicola D’Angelo

Non per volere a tutti i costi fare il bastian contrario ma trasparenza nelle nomine non vuol dire solo curricula. Certo si tratta di un riusultato importante e già provare una competenza non é passaggio di poco conto. Questione centrale resta comunque quella di conoscere, seppure in linea di principio, cosa pensano i candidati su temi fondamentali nell’attività dei prossimi anni delle Autorità.

Dobbiamo allora subito insistere perché ci sua una vera e propria audizione pubblica in parlamento dei candidati ognuno dei quali presenti la sua vision su come intenderà svolgere l’incarico quale commissario o, a maggior ragione, come presidente e poi si sottoponga alle domande che gli verranno poste. Personalmente avrei numerose domande ma, per quanto riguarda i candidati all’AGCOM, mi risulterebbe gia sufficiente cominciare ad esempio a sapere almeno:

A) come intendono i candidati dipanare lo snodo della rete di nuova generazione e sbloccare, nell’interesse generale, il collo di bottiglia dell’ex monopolista perché qui pare assurdo che si intenda perseguire gli obiettivi dell’ Agenda digitale con la rete in rame!
 
B) come intendono i candidati approcciare la questione sul diritto d’autore in rete, insisterebbero, come fallimentarmente ha fatto il precedente Consiglio Agcom, a volersi sostituire al Parlamento in assenza di una norma che dia all’Autorità prerogative piene per un intervento regolamentare? E, soprattutto continuerebbero a sostenere un approccio obsoleto e repressivo che non contempera adeguatamente i diritti degli utenti e la salvaguardia della libertà d’espressione abilitata da Internet?
 

Ci sarebbero tante altre domande ma cominciamo da queste, voi cosa vorreste sapere dai candidati? Chiediamoglielo adesso che quando saranno stati nominati risulterà inesorabilmente troppo tardi …

Per chi non vuole un’Agenda Digitale di rame …

Maggio 20, 2012 alle 5:21 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 4 commenti
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Domani sarò a Bruxelles per questa Conferenza ell’ECTA ULTRA-FAST BROADBAND – POLICY AND PRACTICE. Sono stato invitato a parlare nel seguente Panel:

SESSION 2: ENABLING FIBRE ROLL-OUT: FINANCING AND DEMAND Equity investors have reacted strongly to proposals by the Commission to incentivise fibre roll-out through a proposed Recommendation on cost methodologies. Are their fears well-founded? Can the interests of shareholders and “the public” be reconciled?  

Chair: Anna Krzyżanowska, Head of Unit, Evaluation & Monitoring, DG Infso Unit C3, European Commission 

Stephen Howard, Head of Global Telecoms, Media & Technology Research, HSBC Bank Plc 

Stuart Gordon, Senior Analyst Telecoms, Berenberg Bank 

Bridget P. Cosgrave, Founder & President, EveryEuropeanDigital 

Marco Pierani, Head of Public Affairs, Altroconsumo and member of BEUC

Dr. Karl-Heinz Neumann, General Manager and Director, WIK Consult

 

Complice la giornata a dir poco autunnale nonchè il fatto che ho temporaneamente “parcheggiato” i miei due pargoli ad una festa di compleanno, sto ristudiacchiando la materia che, pur nella sua complessità, mi sembra abbia questa chiave di lettura: il mantenere elevato il prezzo del rame non è solo contrario agli interessi dei consumatori ma, soprattutto, in contrasto con l’interesse generale allo sviluppo della banda larga in quanto rischia di disincentivare l’investimento in fibra. Immagino che, al contrario, alcuni degli altri relatori della mia sessione sosterranno l’esatto contrario. E vabbè il confronto sarà utile anche per apprendere e approfondire i punti di vista altrui. Subito dopo è previsto un Keynote Speech della Commissaria Kroes, che, peraltro, qualche tempo fa si era già espressa sulla questione in termini non molto lontani dal mio punto di vista, vediamo un pò che dice domani, in ogni caso cercherà di twittarlo in seduta stante.

Personalmente comprendo bene che gli incumbent (e chi mette a loro disposizione i danari necessari) vogliano avere una certa dose di sicurezza sul ritorno dei loro investimenti in fibra ma, d’altra parte, la loro pretesa che sia mantenuto artificialmente elevato il prezzo del rame in modo che col margine garantito si possa investire in fibra mi sembra una cosa che non sta proprio in piedi, insomma chi ci garantisce che poi quel margine lo utilizzeranno per investire davvero in fibra? Più ci penso più rimango fermo sul mio punto di vista: Aumenti unbundling – domanda: se ti sovraremunerano la rete in rame perchè mai dovresti mettere giù la fibra ?

Come se ne esce allora?  In primis bisogna capire che il problema non è dato da Telecom Italia o dagli altri incumbent in giro per l’Europa, perchè anch’io mettendomi nei loro panni e avendo a disposizione una rete in rame, anzi l’unica rete che c’è, completamente ammortizzata sulla quale non devo più investire ma solo manutenere non andrei certo ad imbarcarmi in un complesso investimento per creare una nuova rete in fibra, con il rischio che questo comporterebbe in termini di ritorno nell’investimento ed una serie di altre dinamiche nelle relazioni con i competitors tutte da costruire da nuovo.

Il problema non è allora dato da Telecom Italia o dagli altri incumbents ma da coloro che dovrebbero trovare la forza e il coraggio – prima ancora che le modalità tecniche – per imporre nell’interesse generale scelte di politica industriale rilevantissime per il nostro futuro in Italia e in Europa.

A ben vedere, infatti, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi, pare indubbio che l’interesse generale dovrebbe prevalere su quello legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su se stessi di investitori e incumbent.

E allora, chi deve imporre queste scelte di politica industriale? La Commissione europea e i Governi nazionali in primis, altrimenti che ci stanno a fare? Le Autorità regolamentari, come l’AGCOM in Italia, dovranno poi invece occuparsi di implementarle, non di sostituirsi loro.

Va chiarito allora al più presto IMHO che l’accesso a Internet a banda larga, oltre a essere considerato un servizio universale, deve essere inteso anche come bene comune, al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori (non solo in senso stretto quelli delle tlc, ma anche quelli che ci vendono i servizi sopra) dovranno contribuire.

Mah … vediamo che dice domani la Kroes, io intanto continuo a studiare, se voi avete qualche suggerimento, anche se la pensate in maniera diametralmente opposta da me, lasciate un commento, grazie!

Agenda Digitale di rame …

febbraio 10, 2012 alle 3:32 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | 3 commenti
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Chissà com’è io la vedo in senso diametralmente opposto:

TLC: RIDUZIONE PREZZO RAME BLOCCA AGENDA DIGITALE UE

ANALISTA, RASSICURARE INVESTITORI CON CERTEZZA NORMATIVA

(ANSA) – BRUXELLES, 9 FEB – ”La riduzione dei prezzi del rame
ostacolerebbe il raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda europea
e minerebbe la concorrenza tra piattaforme e la scelta dei consumatori”:
lo ha spiegato a Bruxelles l’ analista Brian Williamson della societa’ Plum
Consulting durante il workshop sul futuro dell’ Agenda Digitale organizzato
da Etno (European Telecommunications Network Operators Association)
con il patrocinio della London School of Economics.
La riduzione dei prezzi del rame, uno degli obiettivi della Commissaria
Ue all’ Agenda digitale Neelie Kroes, avrebbe un impatto sulle aspettative
degli investitori sui rendimenti a lungo termine per le reti in fibra,
spiega l’ analista.
”In questo difficile contesto economico – ha indicato il presidente
dell’ executive board di Etno, Luigi Gambardella – c’ e’ bisogno di
rassicurare gli investitori e di rafforzare i principi della neutralita’
tecnologica, della competizione fra infrastrutture e anche della certezza
normativa. C’ e’ bisogno di un alto livello di prevedibilita”’. (ANSA).

In realtà, come scriveva Altroconsumo al governo Monti appena insediato:

 

La Commissione europea ed esperti del settore hanno dimostrato che in Italia sarebbe poco economico (e addirittura inutile) costruire più di una rete in fibra sul territorio. L’idea è perciò che i vari operatori si consorzino per costruire un’unica Società della Rete, dando libero accesso a tutti sulla base dei costi reali e lasciando spazio alla concorrenza sui servizi, la qualità dell’assistenza e il prezzo. Riteniamo quindi indispensabile che siano destinate risorse adeguate allo sviluppo del progetto NGN, a condizione però che:

– il progetto NGN abbia un chiaro ed evidente ancoraggio di interesse generale attraverso una ridefinizione del servizio universale che ricomprenda l’accesso ad Internet a banda larga. In questo senso l’accesso alla Rete dovrà essere inteso come bene comune al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori dovranno contribuire;

– vi sia un effettiva intesa tra gli operatori sul progetto NGN, il relativo piano industriale sia sostenuto anche da fondi della Cassa Depositi e Prestiti e da eventuali agevolazioni, come ad esempio l’esonero delle tasse per la posa della fibra ottica;

– ai consumatori sia detto chiaramente quanto di questo investimento alla fine andrà a pesare sulle loro tasche (sia come contribuenti, sia come utenti). In una operazione di questa importanza le regole devono infatti essere chiare sin dall’inizio, non solo per operatori e investitori pubblici e privati ma anche per gli utenti;

– i rappresentanti dei consumatori siano finalmente chiamati a sedere al Tavolo NGN presso il Ministero dello sviluppo Economico al più presto: non si capisce perché mai il Ministro non li abbia ancora invitati, considerato che per molti versi avrebbero potuto remare dalla sua stessa parte, per lo sviluppo di un Paese più moderno e competitivo e di servizi migliori per gli utenti.

Una volta verificate tali condizioni, l’Italia potrebbe lanciare un grande e ambizioso progetto di switch off dal rame alla fibra. Ove, infatti, interessi diversi ma convergenti puntassero contestualmente su un obiettivo di sviluppo concreto e sostenibile per il Paese tutte le ritrosie e le pretese dell’ex monopolista a mantenere determinate posizioni di rendita si scioglierebbero come neve al sole. D’altra parte la Commissione europea ha anche detto molto chiaramente che la remunerazione della rete in rame deve scendere per favorire il passaggio alla fibra, il percorso è quindi già delineato e non vorremmo che l’Italia arrivi buona ultima anche questa volta.

Il governo è cambiato ma, purtroppo, su questo tema non sembra avvicinarsi alcun tipo di disgelo e, anzi, come è possibile notare il Bel Paese rimane coperto da una spessa coltre di neve … peccato perchè senza affrontare seriamente il problema delle infrastrutture il resto dei discorsi sull’Agenda Digitale rischia di sapere molto di fuffa !

Su, riempiamo di contenuti l’Agenda Digitale Italiana

febbraio 9, 2012 alle 5:48 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | Lascia un commento
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Bella mattinata ieri in Senato. Ecco cosa ne è scaturito:

Dieci tra le maggiori associazioni del settore digitale e telecomunicazioni e che rappresentano imprese, consumatori e diritti dei cittadini hanno inviato alla Cabina di Regia sui temi dell’Agenda Digitale, che si instaura oggi, una serie di richieste di riforme da approvare subito all’interno del decreto liberalizzazioni.

“L’Italia ha bisogno di uno shock digitale per far ripartire l’economia ed innovare” – si legge nella lettera – “Il contributo al PIL del settore Internet in Italia è il 2%, in Inghilterra il 7%. Anni di annunci da parte dei precedenti governi hanno esasperato un settore che ha bisogno di segnali forti dal governo. È giusto che l’Italia si doti una cabina di Regia che sappia dare una visione generale e un piano industriale e infrastrutturale al mercato digitale e delle telecomunicazioni nel nostro paese. Ma allo stesso tempo non c’e’ alcun motivo per non approvare subito alcune puntuali ma decisive riforme per sbloccare il mercato digitale e l’innovazione”. 

Tra le proposte di riforma, che sono state sottoscritte in queste ore da uno schieramento trasversale di parlamentari, vi sono una delega al governo per la riforma del diritto d’autore nel rispetto dei diritti degli utenti, l’abolizione del monopolio e del bollino SIAE, l’obbligo di apertura dei dati pubblici anche per uso commerciale per favorire imprese innovative, l’abbattimento delle tasse ai piccoli imprenditori del settore della banda larga, l’apertura degli archivi digitali delle biblioteche e la liberalizzazione degli sconti sui libri e l’abbattimento dell’IVA sugli ebook. Incluse nel pacchetto anche una proposta per la nuova asta delle frequenze, un piano di distribuzione delle frequenze in grado di sostenere l’imprenditoria giovanile e femminile eliminando il cd digital divide, una riforma dell’istituto della class action, norme che vietano finestre di distribuzione e accordi sulla diffusione dei contenuti troppo vincolanti, il libero utilizzo delle frequenze su suolo privato e la preferenza del Software Libero nella pubblica amministrazione.

Il pacchetto di proposte è stato elaborato da Agorà Digitale, Articolo 21, Associazione Italiana Internet Provider, Associazione Italiana per l’Open Government, Assoprovider, Altroconsumo, Istituto per le Politiche dell’Innovazione, Libertiamo, Stati Generali dell’Innovazione e lo Studio Legale Sarzana.

Il pacchetto di emendamenti al DL liberalizzazioni è leggibile qui

Mentre qui di seguito potete ascoltare grazie a Radio Radicale il mio intervento in conferenza stampa incentrato ovviamente su abolizione della SIAE e potenziamento class action

 http://www.radioradicale.it/swf/fp/flowplayer.swf?30105&config=http://www.radioradicale.it/scheda/embedcfg/345317/2632708

#liberalizziamoilfuturo domani al Senato

febbraio 8, 2012 alle 12:45 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, PROPRIET INTELLETTUALE, TELECOMUNICAZIONI | 1 commento
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Condizioni climatiche permettendo, domani sarò con Luca, Marco, Guido, Fulvio e tanti altri in Senato a questa conferenza stampa organizzata da Agora Digitale:

Liberalizzazioni: domani “internet accelera”, conferenza stampa per Agenda digitale subito con sostegno trasversale

Roma, 7 febbraio 2012

Si terrà domani, mercoledì 8 febbraio, alle ore 11.00 a Roma presso la sala Nassirya del Senato della Repubblica, una conferenza stampa di presentazione di pacchetto di emendamenti al decreto legge liberalizzazioni volti a realizzare subito una Agenda Digitale per fare di Internet un volano di sviluppo, innovazione e apertura del mercato.  La conferenza stampa “#liberalizziamoilfuturo” è organizzata dalle associazioni Agorà Digitale, Articolo 21, Associazione Italiana Internet Provider, Associazione Italiana per l’Open Government, Assoprovider, Altroconsumo, Istituto per le Politiche dell’Innovazione, Libertiamo, Stati Generali dell’Innovazione e lo Studio Legale Sarzana. Tra i parlamentari hanno già aderito Donatella Poretti (Radicali), Felice Belisario (IDV), Giuseppe Giulietti (Misto), Lucio Malan (PDL), Flavia Perina (FLI), Vincenzo Vita (PD)

Politica debole = banda stretta

ottobre 10, 2011 alle 10:21 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 1 commento
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Quando la politica è debole riprendono vigore gli interessi particolari, per andare a parare dove non si sa, ma intanto si difende l’orticello e l’interesse generale alla crescita e allo sviluppo del Paese va a farsi benedire …:

Banda larga, affondo di Metroweb “La rete ultraveloce la facciamo noi” – Repubblica.it.
La F2i ha in pancia un gioiellino: si chiama Metroweb ed è la società proprietaria di una rete di cavi lunga 7.000 chilometri tra Milano e la Lombardia. Cavi tutti in fibra ottica di quelli che assicurano alle famiglie connessioni Internet degne di un Paese civile. Dice Gamberale: “Possiamo replicare in tutta Italia quello che abbiamo già fatto, e bene, a Milano e in Lombardia

Ecco proprio quello che auspicavo qualche giorno fa:

Fatte tutte queste premesse, precisazioni ed integrazioni al tavolo NGN presso il Ministero in realtà si potrebbe – anzi a mio avviso si dovrebbe – parlare di switch off dal rame alla fibra. Ove, infatti, interessi diversi ma convergenti puntassero contestualmente su un obiettivo di sviluppo concreto e sostenibile per il Paese tutte le ritrosie e le, per un certo verso legittime, pretese dell’incumbent, a mantenere determinate posizioni di rendita si scioglierebebro come neve al sole. Voglio ricordare in conclusione che ieri, non io, ma sempre la Commissaria Kroes ha anche detto molto chiaramente che la remunerazione del rame deve scendere per favorire il passaggio alla fibra   il percorso è già delineato e allora cosa stiamo aspettando signori miei, di arrivare buoni ultimi anche questa volta ?

Decontestualizzandola un pochino ma neanche tanto, concludo prendendo a prestito, una recente dichiarazione del Presidente Napolitano che mi è piaciuta molto: “O questo Paese cresce insieme o non cresce”

Illuminante come al solito il buon Quintarelli:

Ma de che stamo a parla’ ? il mio amico Alberto lo chiamerebbe smokeware

I numeri sono importanti… Telecom Italia, in Italia, ha

  • 112 milioni di chilometri di cavi in rame e
  • 4,3 milioni di chilometri di cavi in fibra.

ovvero una rete in rame che è 16000 volte piu’ estesa di quella di metroweb e una rete in fibra che è 614 volte quella di Metroweb

oddio, magari qualche scavo e qualche annuncio lo faranno e avremo argomenti da parlarne nei convegni stile “il processo alla fibra” del 2012; ma è un po’ come dire che DR Motor è un gioiellino che può rilanciare i fasti della Fiat…

il fatto è che non ci sono i quattrini …Condono, suggestione del premier – LASTAMPA.it.

la decisione del premier di promuovere sul campo Romani (titolare dello Sviluppo) a collettore delle misure sulla crescita che verranno inglobate nell’apposito decreto. Il ruolo di coordinamento risarcisce Romani dallo «scippo» di Tremonti, che ha dirottato su Carabinieri e Polizia, quanto ricavato dalla vendita delle frequenze tivù.

Con buona pace degli obiettivi dettati dall’Agenda Digitale della Commissaria Kroes: accesso a banda larga per ciascun cittadino dell’Unione europea entro il 2013 e 30 Mega per tutti (con il 50% a 100 Mega) entro il 2020 … sì buonanotte

Cerchiamo di non buttare nel cesso l’extragettito della Gara LTE e cominciamo a parlare seriamente dello switch off dal rame alla fibra

ottobre 4, 2011 alle 1:21 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 2 commenti
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Provando, solo per un momento, ad immaginare di non trovarci in una situazione di crisi politica a dir poco lacerante che impedisce ai decisori pubblici di guardare oltre il brevissimo periodo per affrontare seriamente, nell’interesse generale, l’altrettanto grave crisi economica e finanziaria del nostro Paese, dovremmo ragionare responsabilmente sull’utilizzo più efficace ed efficiente dell’extragettito derivante dalla gara LTE. Si tratta di 800 milioni un piccolo tesoretto che, tuttavia, di questi tempi non andrebbe certo sprecato in iniziative secondarie o, comunque, non strettamente legate a prospettive di sviluppo credibili.

L’Agenda Digitale ci detta da tempo la strada di un investimento anticiclico percorribile nel digitale e la Commissaria Kroes ci ha ricordato anche ieri con forza i motivi per cui è necessario intraprenderla al più presto:

But to build a strong economy that creates wealth and jobs, we need clear vision and bold decisions. In the short term, we must tackle the economic crisis. In the long term, we must ensure Europe’s competitiveness and safeguard our prosperity.

Europe needs to focus efforts in sectors that provide direct sources of growth, now and in the future. It is clear, more than ever, that information and communication technology is one of the sectors with the greatest potential to create jobs, increase productivity growth and boost our competitiveness. Studies show that the productivity leaders in Europe are those countries who have invested in, and made best use of, ICT. Already, the sector contributes half of Europe’s productivity growth.

Over just ten years, if we get it right, broadband development could give Europe over one trillion euros in additional economic activity, and create millions of jobs. An increase in broadband penetration of 10 percentage points would increase Europe’s annual GDP growth by between 0.9 and 1.5 %. That’s why investing in ICT is investing in a competitive future: the Europe of tomorrow is digital. Or to put it another way – can we imagine a prosperous, confident Europe in 2020 that is not digital?

E’ in quest’ottica che non mi sento di contestare a priori – come hanno fatto altri rappresentanti dei consumatori – l’idea abbozzata dal Ministro Romani di utilizzare tali risorse per contribuire a finanziare la c.d. Società della Rete, o FiberCo che dir si voglia, nell’ambito del progetto NGN di cui si discute da tempo presso le sedi ministeriali senza che – come dire – si riesca a trovare la quadra tra le parti interessate.

Impallinare il ministro sarebbe esercizio più che mai facile, basterebbe ricordare che altri 800 milioni sono stati per lungo tempo promessi per la banda larga e poi sono scomparsi nel nulla, per ironia della sorte qui la somma è la stessa e probabilmente farà la medesima fine  … 

Costruire è molto più difficile che distruggere ma cercare di ragionare, soprattutto su questi temi, è a mio avviso un must, stiamo infatti parlando del futuro dei nostri figli e anche se il ragionamento andasse a vuoto con questo governo, prima o poi dovremmo affrontarlo con un altro, prima o poi si esce infatti sempre dal guado … Ecco allora che – a mio avviso – il veicolo della Società delle Rete non è il problema, anzi può rappresentare parte della soluzione, autorevoli esperti  ci spiegano da tempo che nel possibile futuro in fibra in Italia c’è spazio per una Rete, One Network, e che questo non rischierà di rivelarsi in termini concorrenziali una concentrazione impropria pubblico-privato, anzi costituirà la precondizione per una concorrenza più efficiente con benefici per il mercato e per i consumatori.

Tuttavia, sono d’accordo con Paolo Gentiloni quando dice che:

Il progetto Ngn potrà decollare se ci sarà quell’intesa tra gli operatori che ancora manca, se il relativo piano industriale sarà sostenuto da fondi della Cassa depositi e prestiti e da eventuali agevolazioni per i nuovi investimenti, come ad esempio l’esonero delle tasse dovute per la posa della fibra. Che senso avrebbe, invece, l’investimento diretto di due o trecento milioni da parte del Governo? L’impatto su un’opera dal costo di oltre dieci miliardi come portare la fibra nelle case degli italiani sarebbe men che trascurabile; e rischierebbe piuttosto di attirare sulla FiberCo gli strali dell’Unione europea.

A questi appunti ne aggiungerei però almeno altri due:

– Il progetto NGN deve avere un chiaro ed evidente ancoraggio di interesse generale, elemento essenziale per poter approdare a tale quadro prospettico di riferimento appare allora una ridefinizione del servizio universale intesa a ricomprendere l’accesso ad Internet a banda larga con fissazione di una velocità di banda garantita. In questo modo l’accesso alla Rete dovrebbe essere inteso come bene comune al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori dovrebbero contribuire per poter continuare ad operare nel mercato delle telecomunicazioni.

– i consumatori devono sapere quanto di questo investimento andrà a pesare alla fine, in un modo o nell’altro – quali contribuenti o quali utenti del servizio – sulle loro tasche. In una operazione di questa importanza le regole di ingaggio debbono essere chiare sin dall’inizio, non solo per operatori e investitori pubblici e privati ma anche per gli utenti, quindi gli utenti dovrebebro entare a sedere al Tavolo Romani al più presto, e non si capisce perchè mai il Ministro non li abbia ancora invitati, considerato che per molti versi avrebbero potuto remare dalla sua stessa parte, sempre che il Ministro, come è normale attendersi, remi dalla parte dell’interesse generale allo sviluppo di un Paese più moderno e competitivo e di servizi migliori per gli utenti.

Fatte tutte queste premesse, precisazioni ed integrazioni al tavolo NGN presso il Ministero in realtà si potrebbe – anzi a mio avviso si dovrebbe – parlare di switch off dal rame alla fibra. Ove, infatti, interessi diversi ma convergenti puntassero contestualmente su un obiettivo di sviluppo concreto e sostenibile per il Paese tutte le ritrosie e le, per un certo verso legittime, pretese dell’incumbent, a mantenere determinate posizioni di rendita si scioglierebebro come neve al sole. Voglio ricordare in conclusione che ieri, non io, ma sempre la Commissaria Kroes ha anche detto molto chiaramente che la remunerazione del rame deve scendere per favorire il passaggio alla fibra   il percorso è già delineato e allora cosa stiamo aspettando signori miei, di arrivare buoni ultimi anche questa volta ?

Decontestualizzandola un pochino ma neanche tanto, concludo prendendo a prestito, una recente dichiarazione del Presidente Napolitano che mi è piaciuta molto: “O questo Paese cresce insieme o non cresce”

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