Il BEREC – al di là della diplomazia – boccia la proposta di Raccomandazione su accesso alle reti di comunicazione elettronica

marzo 27, 2013 alle 7:10 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | 1 commento
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fibraCome ricorderete Altroconsumo aveva chiesto ad AGCOM di esprimere parere negativo in sede BEREC sulla bozza di Raccomandazione (qui la nostra lettera).

Ora non è dato sapere cosa abbia fatto Agcom che non ci ha risposto ma quello che è certo è che dal BEREC, al di là della necessaria diplomazia, arriva una sonora bocciatura alla proposta della Commissaria Kroes, Bene! Potete leggere qui il Parere del BEREC

Condivido l’interpretazione di Inno Genna anche nella parte in cui giudica invece positivamente la proposta della Commissaria che mira a ridurre significativamente i costi per la posa della fibra, bene anche quella 😉

Aumentare il prezzo del rame non corrisponde all’interesse generale

gennaio 14, 2013 alle 4:18 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, TELECOMUNICAZIONI | Lascia un commento
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kroesSono tornato sulla bozza di Raccomandazione circa gli obblighi di non discriminazione e le modalità di calcolo in materia di accesso alle reti di comunicazione elettronica, inviata in dicembre dalla Commissione al BEREC.

Se fossimo semplicemente di fronte ad una precisa scelta della Commissione che, nel dover trovare la migliore forma di incentivo per perseguire l’obiettivo di sviluppare investimenti in fibra, nell’interesse generale avesse optato di favorire gli incumbent a discapito di operatori alternativi e consumatori finali, potremmo concludere, certo non senza stupore, che fino ad ora politiche regolamentari di siffatta natura sono più spesso scaturite dai decisori nazionali spesso catturati mentre la Commissione ha sempre rappresentato per converso il baluardo a difesa della concorrenza e dell’interesse dei consumatori. Nel segnalare come la Commissione stia quindi rischiando di adottare un approccio diamentralmente opposto per quanto concerne la fibra e la sovraremunerazione del rame rispetto a quello che ha adottato per converso recentemente con riguardo alle tariffe di terminazione mobile, la nosra storia potrebbe finire qui.

In realtà il punto maggiormente rilevante è un altro: Aumentare il prezzo del rame non corrisponde all’interesse generale Continua a leggere l’articolo su Consumatori, Diritti e Mercato, la nuova rivista di Consumer Policy online di Altroconsumo

Dear Commissioner Kroes: who guarantees us that they will really use such margin to invest in fiber?!

novembre 27, 2012 alle 8:24 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | 3 commenti
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Di seguito tutto quello che ho detto e quanto avrei voluto dire (ma il tempo è sempre tiranno) oggi alla conferenza ECTA, nel Panel High speed broadband: targets, cost reductions,  investment, regulation and pricing moderato da Fabio Colasanti, Presidente dell’International Institute of Communication, e con: Luigi Gambardella, Chairman di ETNO, Hartwig Tauber, Director-General FTTH Council Europe, Erzsebet Fitori, Director ECTA Brussels office, Leonidas Kanellos, Chairman del BEREC dal 2013 etc etc

I go back to the enlightening introduction of Mr Colasanti on un-contentious issues:

–          There is apparently a very large consensus among different stakeholders about the desirability of a rapid deployment of high speed networks, such agreement is reflected in the ambitious targets of the European Digital Agenda.

–          We all agree on the need of new online public services, development of e-skills, greater availability of content, all measures aimed at supporting the demand for high speed networks, although the argument of the lack of demand has been used too often as a justification for not investing appropriately in NGA …

–          we also agree on all those measures aimed at reducing the cost of deploying high-speed networks

WE – as consumers – DO NOT AGREE AT ALL INSTEAD on the necessety to keep artificially high the cost of copper unbundled loops or, even worse, to rise it – as I read in a recent article in one of the most important Italian newspapers, reported as a rumor coming from the Commission, which I hope will be clearly denied today!

–          In our opinion keeping high price of copper is not only contrary to the interests of consumers but, above all, it is in contrast with the general interest in the development of high speed broadband, as it will likely discourage investment in fiber.

–          We quite understand that the incumbents (and who provides them with the necessary money) want to have a certainty and assurance on the return of their investment in fiber but, on the other hand, their claim that price of copper is kept artificially high so that margins can be secured to invest in fiber seems to us somewhat peculiar.

–          In short: who guarantees us they will really use such margin to invest in fiber? If the copper is over remunerated why incumbent should never roll out the fiber? …. instead of using such inflated margin for example to recovering their debts …

How can we solve such enigma?

–          First of all I want to make it clear that the problem is not created by the incumbents around Europe, we do not have anything against them: putting myself in their shoes with a copper network fully amortized on which I no longer have to invest, only maintain, I would probably not embark myself on a complex investment to create a new fiber network, with the risk that this would entail in terms of return on investment and a number of other new dynamics in the relationships with all the competitors to take care of.

–          So the problem is not with the incumbents but with policy makers in Europe and Member States who should find the strength and courage – even before the technical solutions – to facilitate (and impose if needed!) in the public interest, choices of industrial policies indeed crucial for our future

–          In fact, if the increase in high speed broadband penetration and the laying of fiber is essential in the Digital Agenda strategy, since it can enable on the one hand, a more participatory and modern democracy and, secondly, an economic development with a considerable growth in GDP that can assume a countercyclical role in times of crisis, it appears to me without any doubt that the public interest should prevail over the legitimate but short-term and all turned on themselves interest of investors and incumbents.

–          In a provocative way it could be said that incumbents have never built up a network with their money: the fixed networks have been built by the States, while the mobile networks were rewarded with the mobile termination rates. With the fiber it would be therefore their first time to invest in a network! You may understand now why am I urging national governments and European Commission to “impose it” to incumbents by the typical instruments of a strong public policy.

–          The Commission is risking to take a completely different approach when it comes to copper remuneration as compared to the approach it was taken with regard to mobile termination rates – position of the Commission that we appreciated, shared and supported in that occasion !

–          Isn’t it illogic, obsolete, anti-economic to keep high prices of copper? Isn’t it endangering the future competition in the market and driving to a re-monopolization?

–          Isn’t it against consumers’ interest? End consumers at the end of the day, as always happens, will pay for the rising of the wholesale costs of unbundling with its downstream effects end … economic crisis is a problem also for consumers not only for incumbents …

–          Placing an entrepreneurial risk fully on consumers’ shoulders sounds good to you?

Qui invece trovate lo speech della Commissaria Neelie Kroes alla Conferenza di ECTA e qui un commento di Inno Genna: Kroes: l’ho fatto perchè me lo hanno chiesto gli investitori

Unbundling a 10 Euro! ma fanno sul serio?

novembre 20, 2012 alle 10:42 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, TELECOMUNICAZIONI | Lascia un commento
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Non so quanto i rumors riportati in questo articolo di Repubblica circa la riunione della scorsa settimana tra la Commissaria Kroes e il BEREC corrispondano effettivamente al vero ma di certo portare l’unbundling a circa 10 euro vuol dire alzare ulteriormente l’asticella rispetto al mantenimento dei 9 Euro fino al 2020 annunciato a luglio, che aveva già fatto tanto discutere …

Penso proprio che il Panel High speed broadband: targets, cost reductions,  investment, regulation and pricing della Conferenza ECTA di martedì prossimo, alla quale mi hanno invitato a parlare, sarà abbastanza concitato, prepariamoci !

Sulla sovraremunerazione del rame ho espresso più volte su questo blog e altrove tutte le mie perplessità. Ora vorrei aggiungere sommessamente che addossare un rischio imprenditoriale completamente sulle spalle dei consumatori – perchè alla fine l’aumento dell’unbundling con i suoi effetti a valle lo pagheremmo noi eh – non mi suona per niente bene e a voi ?

Ma va ?! A Bernabè piace l’evoluzione del pensiero della Kroes …

agosto 3, 2012 alle 5:44 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | 3 commenti
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Dall’intervista a Bernabè sul Sole24Ore di oggi.

E ci credo che a Bernabè piace “l’evoluzione del pensiero della Kroes” a noi invece moooolto meno … Sul tema mi sono espresso già più e più volte.

Per carità Bernabè fa il suo mestiere e i suoi lobbisti hanno ottenuto un ottimo – anche se non definitivo – risultato, la partita vera si giocherà a settembre e, allora, vale la pena ribadire che gli interessi di Telecom Italia e dei suoi azionisti, anche se legittimi, confliggono inesorabilmente con l’interesse generale che dovrebbe essere considerato prevalente e al di sopra di essi, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi.

Chi latita – per ora – è la politica che dovrebbe trovare il modo di far prevalere l’interesse generale sull’interesse legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su loro stessi di investitori e incumbent.

Prendo ancora una volta in prestito su questo tema i commenti di Inno Genna che trovo molto significativi:

E’ ufficiale: Telecom Italia non investirà in fibra

 Le dichiarazioni di questi giorni di Franco Bernabé ai giornali non consentono repliche o speculazioni: più chiaro di così. A seguito del nuovo corso della Kroes, secondo cui il prezzo di accesso alla rete telefonica in rame deve rimanere lo stesso (NDR:  cioè quasi niente: si tratta di investimenti fatti dallo Stato italiano decine di anni fa), il CEO di Telecom Italia incassa e ci spiega il SUO di nuovo corso: (a) profitti stabili dalla rete in rame; (b) prezzi non orientati ai costi – quindi molto elevati e fuori mercato – per le fibre (se ce ne saranno mai); (c) ripagamento del debito e, perchè no, erogazione di dividendi interessanti. Champagne!

E lo sviluppo della rete in fibra ottica, quella che dovrebbe ammodernare il paese? Non se ne fa niente, Bernabè non potrebbe essere più esplicito, anche perchè sta parlando ai mercati finanziari ed agli investitori (quelli che investono in azioni e bond, non in opere, innovazione o idee): “Non accelereremo la diffusione della rete in fibra, anche perché l’indicazione dell’Unione Europea è solo programmatica, vedremo prima quali sono le decisioni finali e comunque la diffusione della rete è spinta da clienti e redditività: non faremo nulla che possa compromettere obiettivi globali nel breve termine perché vogliamo comunque il deleavereage – cioè la riduzione del debito) per Telecom”.

Lo sviluppo della fibra ottica non è pertanto un obiettivo strategico di Telecom, ma una semplice eventualità (un incidente, secondo me). Secondo Bernabè, la rete ad alta velocità si svilupperà solo grazie alla spinta “dei clienti e della redditività”. Ma ciò vuol dire che non avverrà mai, perchè il possesso della rete in rame consente a Telecom di bloccare qualsiasi iniziativa di modernizzazione, che venga da Telecom stessa oppure da un competitor: infatti, gli elevati profitti della rete in rame, combinati con il fatto che i servizi colà erogati sono in grado di cannibalizzare quelli su fibra, rendono poco profittevole una rete in fibra alternativa. Quindi, questa migrazione non conviene a Telecom, la quale ha però tutti gli strumenti per stroncare tentativi di concorrenza (facendo prezzi predatori sui servizi in rame, quanto basta per scoraggiare la concorrenza).

La grande rete in fibra di Telecom potrebbe nascere solo per un capriccio (cosa improbabile), oppure a fronte di qualche straordinario “regalone” pubblico, come avvenuto con il caso della provincia di Trento (e non è un caso che la Commissione Europea, lato Almunia, abbia aperto un’investigazione, per violazione delle norme sugli aiuti di Stato).

Intendiamoci: qua è là Telecom butterà giù qualche fibra, ma sostanzialmente in VDSL, e solo dove si tratta di parare la concorrenza di qualche competitor fastidioso. Ma niente a che fare con lo “step change”, il cambio di passo, che occorrerebbe per cablare il paese.

Da leggere Inno Genna’s post: L’Unione Europea, ovvero il Pianeta VDSL

luglio 16, 2012 alle 9:57 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, POLITICA, TELECOMUNICAZIONI | Lascia un commento
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Dicevo testè di aver preso a prestito in tema di investimenti in fibra alcune considerazioni di Inno Genna, uno tra i massimi esperti del settore. Ora Inno mi segnala questo suo ultimo post relativo all’ultimo statement della Commissaria Kroes:  L’Unione Europea, ovvero il Pianeta VDSL di cui vi consiglio la lettura e che conclude così:

L’intervento odierno di Kroes, quindi, non fornisce una chiara chiave di lettura per il futuro, semmai consegna definitivamente le chiavi dello sviluppo della fibra ottica europea ai capricci degli incumbents. Ciò che è più importante, tranquillizza azionisti, creditori e banchieri delle grandi telcos, che sembrano essere i veri destinatari dell’intervento mediatico del commissario. Forse qualcuno di loro, e anche qualche governo, era preoccupato per le voci di shopping di operatori extraeuropei, tipo Telmex in Olanda e Austria.

Tuttavia, se investimenti di massa in FTTH diventano più improbabili, gli incumbents potrebbero però ancora avere interesse ad investire selettivamente in VDSL, come spiegato in precedenza, perchè questa tecnologia richiede investimenti limitati e consente di controllare meglio il mercato e i concorrenti. L’Europa quindi si appresta a diventare  il Pianeta VDSL

AGCOM taglia la terminazioni e Telecom che fa? aumenta le tariffe fisso-mobile !!! con tanto di marameo ai consumatori

Maggio 23, 2012 alle 5:29 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, TELECOMUNICAZIONI | 2 commenti
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Ricordate la storia delle tariffe di terminazione mobile ? Beh in questo articolo Tariffe di terminazione mobile: tra lobbying e regolazione potete ripercorrere le tappe precedenti che hanno portato, più o meno rocambolescamente, all’approvazione da parte di AGCOM, nel novembre 2011, di un nuovo piano di riduzione, con un primo consistente taglio a luglio 2012: da 5,3 centesimi a 2,5.

Bene, e i tanto attesi benefici per i consumatori in termini di conseguenti riduzione delle tariffe fisso-mobile? Col piffero signori, Telecom Italia fa marameo ai consumatori e addirittura aumenta il fisso-mobile, leggete qui di seguito l’analisi e le considerazioni di Altroconsumo:

Tariffe telefoniche da fisso a mobile. Dal 1 luglio Telecom Italia aumenta

Ignorati i tagli sulle tariffe di terminazione

Dopo i tagli alle tariffe di terminazione di 2,8 centesimi al minuto Telecom Italia ha annunciato le nuove tariffe in vigore dal 1 luglio 2012 per le chiamate dal fisso al mobile: non solo non è previsto alcun risparmio per il consumatore ma ci sarà addirittura un aumento medio della tariffa di 0,25 centesimi, secondo i calcoli di Altroconsumo.
L’associazione indipendente di consumatori denuncia oggi la scelta tariffaria di Telecom Italia in una lettera ad AGCOM, Antitrust e Commissione europea; le nuove tariffe non solo non trasferiscono il beneficio al consumatore finale, come richiesto dalla Commissione europea e auspicato dall’AGCOM che preannunciava un’azione di monitoraggio, ma crescono aumentando addirittura il costo del fisso-mobile.

Altroconsumo rilancia la petizione sul sito www.abbassalatariffa.it, chiedendo agli oltre 30.000 aderenti la campagna di riduzione dei costi della telefonia il supporto anche in questa fase: ottenuto il taglio delle tariffe di terminazione ora rivendichiamo quello del fisso-mobile.In linea di principio il nuovo posizionamento di TI è legittimo perché il settore non è regolamentato, tuttavia inficia i benefici che il consumatore avrebbe ottenuto seguendo la tendenza di rimodulazione tariffaria con un occhio alle medie di prezzi in Europa.

Telecom Italia posiziona l’asticella e anche gli altri operatori potrebbero adeguarsi. Se anche questi dovessero allinearsi sugli stessi prezzi si aprirebbe la strada per un’azione per violazione delle regole della concorrenza.Per Altroconsumo, le medie ponderate sulla base della frequenza delle chiamate effettuate verso ciascun operatore e negli orari peak e off peak da un profilo-tipo di utente portano a questo quadro:

tariffa fisso-mobile media al minuto attuale: 9,65 cent;

tariffa fisso-mobile media attesa: 6,85 cent;

nuova tariffa fisso-mobile Telecom: 9,90 cent.

La tariffa media attuale è più bassa di 0,25 cent rispetto alla nuova tariffa Telecom: ciò dimostra che le nuove tariffe fisso-mobile costano di più.

I CALCOLI DI ALTROCONSUMO: LE TARIFFE FISSO-MOBILE TELECOM
OPERATORE VERSO CUI SI CHIAMA TARIFFE ATTUALI TARIFFE ATTESE dal 1° luglio TARIFFE DAL 1° LUGLIO
peak off peak peak off peak
           
Tim 11.5 7.83 8.7 5.03 9.9
Tre 13.55 10.93 10.75 8.13 9.9
Vodafone 11.92 7.99 9.12 5.19 9.9
Wind 12.1 9.16 9.3 6.36 9.9

Mi raccomando firmate la petizione su www.abbassalatariffa.it noi non molleremo la presa, Altroconsumo è sempre abbastanza contraria ad interventi dirigistici e quindi vogliamo sperare che l’auspicata – ed ora ottenuta – riduzione delle tariffe di terminazione si traduca al più presto in un tangibile beneficio per i consumatori senza alcuna necessità di imposizioni calate dall’alto, ma se questo non avverrà naturalmente e grazie al libero gioco della concorrenza, oltre ad un intervento dell’Antitrust chiederemo anche quello dell’Agcom e/o della Commissione europea, volto ad imporre la traslazione dei benefici sui prezzi al dettaglio del fisso-mobile.

Per chi non vuole un’Agenda Digitale di rame …

Maggio 20, 2012 alle 5:21 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 4 commenti
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Domani sarò a Bruxelles per questa Conferenza ell’ECTA ULTRA-FAST BROADBAND – POLICY AND PRACTICE. Sono stato invitato a parlare nel seguente Panel:

SESSION 2: ENABLING FIBRE ROLL-OUT: FINANCING AND DEMAND Equity investors have reacted strongly to proposals by the Commission to incentivise fibre roll-out through a proposed Recommendation on cost methodologies. Are their fears well-founded? Can the interests of shareholders and “the public” be reconciled?  

Chair: Anna Krzyżanowska, Head of Unit, Evaluation & Monitoring, DG Infso Unit C3, European Commission 

Stephen Howard, Head of Global Telecoms, Media & Technology Research, HSBC Bank Plc 

Stuart Gordon, Senior Analyst Telecoms, Berenberg Bank 

Bridget P. Cosgrave, Founder & President, EveryEuropeanDigital 

Marco Pierani, Head of Public Affairs, Altroconsumo and member of BEUC

Dr. Karl-Heinz Neumann, General Manager and Director, WIK Consult

 

Complice la giornata a dir poco autunnale nonchè il fatto che ho temporaneamente “parcheggiato” i miei due pargoli ad una festa di compleanno, sto ristudiacchiando la materia che, pur nella sua complessità, mi sembra abbia questa chiave di lettura: il mantenere elevato il prezzo del rame non è solo contrario agli interessi dei consumatori ma, soprattutto, in contrasto con l’interesse generale allo sviluppo della banda larga in quanto rischia di disincentivare l’investimento in fibra. Immagino che, al contrario, alcuni degli altri relatori della mia sessione sosterranno l’esatto contrario. E vabbè il confronto sarà utile anche per apprendere e approfondire i punti di vista altrui. Subito dopo è previsto un Keynote Speech della Commissaria Kroes, che, peraltro, qualche tempo fa si era già espressa sulla questione in termini non molto lontani dal mio punto di vista, vediamo un pò che dice domani, in ogni caso cercherà di twittarlo in seduta stante.

Personalmente comprendo bene che gli incumbent (e chi mette a loro disposizione i danari necessari) vogliano avere una certa dose di sicurezza sul ritorno dei loro investimenti in fibra ma, d’altra parte, la loro pretesa che sia mantenuto artificialmente elevato il prezzo del rame in modo che col margine garantito si possa investire in fibra mi sembra una cosa che non sta proprio in piedi, insomma chi ci garantisce che poi quel margine lo utilizzeranno per investire davvero in fibra? Più ci penso più rimango fermo sul mio punto di vista: Aumenti unbundling – domanda: se ti sovraremunerano la rete in rame perchè mai dovresti mettere giù la fibra ?

Come se ne esce allora?  In primis bisogna capire che il problema non è dato da Telecom Italia o dagli altri incumbent in giro per l’Europa, perchè anch’io mettendomi nei loro panni e avendo a disposizione una rete in rame, anzi l’unica rete che c’è, completamente ammortizzata sulla quale non devo più investire ma solo manutenere non andrei certo ad imbarcarmi in un complesso investimento per creare una nuova rete in fibra, con il rischio che questo comporterebbe in termini di ritorno nell’investimento ed una serie di altre dinamiche nelle relazioni con i competitors tutte da costruire da nuovo.

Il problema non è allora dato da Telecom Italia o dagli altri incumbents ma da coloro che dovrebbero trovare la forza e il coraggio – prima ancora che le modalità tecniche – per imporre nell’interesse generale scelte di politica industriale rilevantissime per il nostro futuro in Italia e in Europa.

A ben vedere, infatti, se è vero – come è vero – che l’aumento della penetrazione della banda larga e la posa della fibra possono abilitare, da una parte, una democrazia più partecipata e moderna e, dall’altra, quello sviluppo economico e quindi quella crescita considerevole del PIL tali da assumere una funzione anticiclica in questo momento di crisi, pare indubbio che l’interesse generale dovrebbe prevalere su quello legittimo ma a breve termine e tutto rivolto su se stessi di investitori e incumbent.

E allora, chi deve imporre queste scelte di politica industriale? La Commissione europea e i Governi nazionali in primis, altrimenti che ci stanno a fare? Le Autorità regolamentari, come l’AGCOM in Italia, dovranno poi invece occuparsi di implementarle, non di sostituirsi loro.

Va chiarito allora al più presto IMHO che l’accesso a Internet a banda larga, oltre a essere considerato un servizio universale, deve essere inteso anche come bene comune, al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori (non solo in senso stretto quelli delle tlc, ma anche quelli che ci vendono i servizi sopra) dovranno contribuire.

Mah … vediamo che dice domani la Kroes, io intanto continuo a studiare, se voi avete qualche suggerimento, anche se la pensate in maniera diametralmente opposta da me, lasciate un commento, grazie!

Cerchiamo di non buttare nel cesso l’extragettito della Gara LTE e cominciamo a parlare seriamente dello switch off dal rame alla fibra

ottobre 4, 2011 alle 1:21 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 2 commenti
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Provando, solo per un momento, ad immaginare di non trovarci in una situazione di crisi politica a dir poco lacerante che impedisce ai decisori pubblici di guardare oltre il brevissimo periodo per affrontare seriamente, nell’interesse generale, l’altrettanto grave crisi economica e finanziaria del nostro Paese, dovremmo ragionare responsabilmente sull’utilizzo più efficace ed efficiente dell’extragettito derivante dalla gara LTE. Si tratta di 800 milioni un piccolo tesoretto che, tuttavia, di questi tempi non andrebbe certo sprecato in iniziative secondarie o, comunque, non strettamente legate a prospettive di sviluppo credibili.

L’Agenda Digitale ci detta da tempo la strada di un investimento anticiclico percorribile nel digitale e la Commissaria Kroes ci ha ricordato anche ieri con forza i motivi per cui è necessario intraprenderla al più presto:

But to build a strong economy that creates wealth and jobs, we need clear vision and bold decisions. In the short term, we must tackle the economic crisis. In the long term, we must ensure Europe’s competitiveness and safeguard our prosperity.

Europe needs to focus efforts in sectors that provide direct sources of growth, now and in the future. It is clear, more than ever, that information and communication technology is one of the sectors with the greatest potential to create jobs, increase productivity growth and boost our competitiveness. Studies show that the productivity leaders in Europe are those countries who have invested in, and made best use of, ICT. Already, the sector contributes half of Europe’s productivity growth.

Over just ten years, if we get it right, broadband development could give Europe over one trillion euros in additional economic activity, and create millions of jobs. An increase in broadband penetration of 10 percentage points would increase Europe’s annual GDP growth by between 0.9 and 1.5 %. That’s why investing in ICT is investing in a competitive future: the Europe of tomorrow is digital. Or to put it another way – can we imagine a prosperous, confident Europe in 2020 that is not digital?

E’ in quest’ottica che non mi sento di contestare a priori – come hanno fatto altri rappresentanti dei consumatori – l’idea abbozzata dal Ministro Romani di utilizzare tali risorse per contribuire a finanziare la c.d. Società della Rete, o FiberCo che dir si voglia, nell’ambito del progetto NGN di cui si discute da tempo presso le sedi ministeriali senza che – come dire – si riesca a trovare la quadra tra le parti interessate.

Impallinare il ministro sarebbe esercizio più che mai facile, basterebbe ricordare che altri 800 milioni sono stati per lungo tempo promessi per la banda larga e poi sono scomparsi nel nulla, per ironia della sorte qui la somma è la stessa e probabilmente farà la medesima fine  … 

Costruire è molto più difficile che distruggere ma cercare di ragionare, soprattutto su questi temi, è a mio avviso un must, stiamo infatti parlando del futuro dei nostri figli e anche se il ragionamento andasse a vuoto con questo governo, prima o poi dovremmo affrontarlo con un altro, prima o poi si esce infatti sempre dal guado … Ecco allora che – a mio avviso – il veicolo della Società delle Rete non è il problema, anzi può rappresentare parte della soluzione, autorevoli esperti  ci spiegano da tempo che nel possibile futuro in fibra in Italia c’è spazio per una Rete, One Network, e che questo non rischierà di rivelarsi in termini concorrenziali una concentrazione impropria pubblico-privato, anzi costituirà la precondizione per una concorrenza più efficiente con benefici per il mercato e per i consumatori.

Tuttavia, sono d’accordo con Paolo Gentiloni quando dice che:

Il progetto Ngn potrà decollare se ci sarà quell’intesa tra gli operatori che ancora manca, se il relativo piano industriale sarà sostenuto da fondi della Cassa depositi e prestiti e da eventuali agevolazioni per i nuovi investimenti, come ad esempio l’esonero delle tasse dovute per la posa della fibra. Che senso avrebbe, invece, l’investimento diretto di due o trecento milioni da parte del Governo? L’impatto su un’opera dal costo di oltre dieci miliardi come portare la fibra nelle case degli italiani sarebbe men che trascurabile; e rischierebbe piuttosto di attirare sulla FiberCo gli strali dell’Unione europea.

A questi appunti ne aggiungerei però almeno altri due:

– Il progetto NGN deve avere un chiaro ed evidente ancoraggio di interesse generale, elemento essenziale per poter approdare a tale quadro prospettico di riferimento appare allora una ridefinizione del servizio universale intesa a ricomprendere l’accesso ad Internet a banda larga con fissazione di una velocità di banda garantita. In questo modo l’accesso alla Rete dovrebbe essere inteso come bene comune al mantenimento e allo sviluppo tecnologico del quale tutti gli operatori dovrebbero contribuire per poter continuare ad operare nel mercato delle telecomunicazioni.

– i consumatori devono sapere quanto di questo investimento andrà a pesare alla fine, in un modo o nell’altro – quali contribuenti o quali utenti del servizio – sulle loro tasche. In una operazione di questa importanza le regole di ingaggio debbono essere chiare sin dall’inizio, non solo per operatori e investitori pubblici e privati ma anche per gli utenti, quindi gli utenti dovrebebro entare a sedere al Tavolo Romani al più presto, e non si capisce perchè mai il Ministro non li abbia ancora invitati, considerato che per molti versi avrebbero potuto remare dalla sua stessa parte, sempre che il Ministro, come è normale attendersi, remi dalla parte dell’interesse generale allo sviluppo di un Paese più moderno e competitivo e di servizi migliori per gli utenti.

Fatte tutte queste premesse, precisazioni ed integrazioni al tavolo NGN presso il Ministero in realtà si potrebbe – anzi a mio avviso si dovrebbe – parlare di switch off dal rame alla fibra. Ove, infatti, interessi diversi ma convergenti puntassero contestualmente su un obiettivo di sviluppo concreto e sostenibile per il Paese tutte le ritrosie e le, per un certo verso legittime, pretese dell’incumbent, a mantenere determinate posizioni di rendita si scioglierebebro come neve al sole. Voglio ricordare in conclusione che ieri, non io, ma sempre la Commissaria Kroes ha anche detto molto chiaramente che la remunerazione del rame deve scendere per favorire il passaggio alla fibra   il percorso è già delineato e allora cosa stiamo aspettando signori miei, di arrivare buoni ultimi anche questa volta ?

Decontestualizzandola un pochino ma neanche tanto, concludo prendendo a prestito, una recente dichiarazione del Presidente Napolitano che mi è piaciuta molto: “O questo Paese cresce insieme o non cresce”

Agenda Digitale: grazie Neelie ;)

febbraio 9, 2011 alle 4:42 PM | Pubblicato su DIRITTO, INTERNET | Lascia un commento
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Twit della Commissaria Kroes in favore dell’Appello per l’Agenda Digitale in Italia:

 – pleased to see this initiative in Italy; step to get every Italian digital! http://www.agendadigitale.org

magari qualcuno lo gira al Ministro Romani ?

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