Il Vaticano e il copyright: un rapporto complesso?
marzo 30, 2011 alle 8:42 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 4 commentiTag: Legge vaticana sul copyright, Papa Benedetto XVI, Papa e Copyright
Lo Stato Citta’ del Vaticano ha introdotto lo scorso 19 marzo una nuova legge sul diritto d’autore per aggiornare la legislazione vaticana alla ”evoluzione tecnologica in atto” in cui ”la tutela del diritto di autore e dei diritti connessi e’ stata messa significativamente alla prova”.
La nuova legge, spiegano oggi in un articolo sull’Osservatore Romano Carlo Carrieri e Sergio F. Aumenta, ”non ha voluto distaccarsi dal criterio gia’ adottato in precedenza, recepisce nello Stato della Citta’ del Vaticano la normativa vigente in Italia ma, a differenza della legge del 1960, e’ stato opportunamente previsto che i futuri adeguamenti della fonte italiana si intenderanno automaticamente recepiti senza bisogno di ulteriori atti formali”.
E fino a qui, non mi sembra che ci sia nulla da dire … epperò epperò
I due autori avvertono che ”la maggiore facilita’ di diffusione dei dati, se da un lato rende sempre piu’ accessibile il patrimonio delle informazioni in ogni parte del mondo, favorendo la stessa opera evangelizzatrice, dall’altro richiede una maggiore attenzione per garantire l’integrita’ dei contenuti, soprattutto quando questi facciano riferimento all’insegnamento evangelico o al magistero ecclesiastico”.
”Scopo della legge – sottolinea il quotidiano pontificio – non e’ sottrarre alla libera fruibilita’ personale i testi del Magistero, che continueranno a essere disponibili per attivita’ non lucrative, ma di proteggerne l’integrita’ e in definitiva l’autenticita’ dei contenuti”.
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In particolare, ”si tiene in grande conto l’esigenza della diffusione dei testi originali del Magistero, che ogni privato ha la possibilita’ di scaricare liberamente dal sito internet della Santa Sede e di diffondere, purche’ non ne tragga profitto economico”. La nuova legge vuole ”tutelare non solo i diritti di diffusione e riproduzione, ma soprattutto l’originalita’ e integrita’ dei testi del Magistero che, pertanto, e’ giuridicamente illecito (oltre che eticamente riprovevole) modificare”. Quanto alle immagini e alla voce del Pontefice, il Vaticano ha ”una viva esigenza di protezione da abusi ed utilizzi non appropriati”.
doppio mmmmm
Con la nuova legge viene anche creata una Commissione vaticana per la proprieta’ intellettuale, che e’ stata ”da piu’ parti ritenuta necessaria per discutere le questioni piu’ importanti e favorire il coordinamento necessario tra le amministrazioni vaticane. La nuova Commissione potra’ dotarsi di un proprio regolamento e avra’ l’autorevolezza necessaria per svolgere l’attivita’ di consulenza verso i soggetti interessati”.
Ed è bene che tale Commissione Vaticana studi bene la questione, partendo dall’analisi approfondita di questo passaggio del recentissimo Messaggio di Benedetto XVI Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale:
“Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali.
“La chiara distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione viene relativizzata e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione.
“Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive.”
Francamente trovo difficilmente conciliabili tali dichiarazioni di Benedetto XVI – che avevo avuto modo di apprezzare – con quanto sembra evincersi sulla nuova legge vaticana in materia di copyright …
Supporto il claim di Telecom Italia e quindi non le sue nuove clausole: Internet – deve rimanere – senza limiti
marzo 28, 2011 alle 12:09 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | Lascia un commentoTag: clausola vessatoria Telecom Italia, Expo Comm Italia 2011, file sharing, Internet senza limiti, limitazioni di banda, Net Neutrality, Neutralità della Rete, p2p
L’avevo detto che questa cosa non mi convinceva per nulla e siamo stati di parola: insieme ad Acu, Codici e Casa del Consumatore, Altroconsumo ha infatti inviato oggi una formale diffida preliminare ad inibitoria a Telecom Italia in merito alla clausola con la quale quest’ultima si riserva la facoltà di introdurre per tutte le offerte ADSL meccanismi di limitazione di banda … Qui, e di seguito, il nostro comunicato:
Nei contratti di servizi adsl Telecom Italia afferma di riservarsi il diritto a limitare la connessione e l’utilizzo della Rete in momenti imprecisati della giornata. E’ una clasuola vessatoria nei confronti dell’utente internet, che si trova a pagare un prezzo fisso di fronte alla variabilità, in quantità e qualità, a completa discrezione del fornitore del servizio
Per questo motivo Acu, Altroconsumo, Codici e La Casa del Consumatore hanno inviato una diffida a Telecom Italia perché non sia applicata la clausola e siano riprisitinati i contratti che non la prevedevano.
Oltre allo squilibrio contrattuale tra le parti, di per sé illegittimo, gli utenti saranno in condizione di non sapere in anticipo quando l’operatore applicherà le limitazioni di servizio e probabilmente nemmeno dopo averle subite, rendendo così impossibile l’eventualità di vedere riconosciuti i propri diritti.
La limitazione delle risorse di Rete è discriminatoria e non può essere imposta unilateralmente. Il dibattito sulla neutralità della Rete è ampio sia a livello nazionale, l’AGCOM ha lanciato una consultazione pubblica sul tema, sia a livello europeo: il Commissario Neelie Kroes sta monitorando le eventuali interferenze sulla Net neutrality procurate dagli operatori per poi intervenire con una Comunicazione ad aprile, come previsto dal Telecom Package.
Telecom Italia vuole fare cattiva scuola.
In più razzolando male e predicando benissimo, visto che sul proprio sito telecomitalia.it il servizio è presentato come “Internet senza limiti”. Che ironia.
Colgo l’occasione per dire che di Net Neutrality e di altre attualissime questioni inerenti la Rete si parlerà a Roma giovedì 31 alla tavola rotonda di chiusura di EXPO COMM ITALIA 2011 Sviluppo di Internet e tutela dell’utente: un obiettivo comune da condividere tra istituzioni, operatori e clienti_ moderata tra l’altro dal buon Alessandro Longo. Ci vediamo lì ?
Ordinanza Yahoo!: vota l’assurdo
marzo 26, 2011 alle 11:29 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 2 commentiTag: About Elly, Ordinanza Yahoo!, responsabilità motori di ricerca, Yahoo!
Ne avevo già parlato qui, poi si è venuto a sapere, come in effetti immaginavo, che non è una sentenza, ma un’ordinanza cautelare, bene ! Stefano Quintarelli ne ha pubblicato il testo integrale qui . Alcuni dopo averlo letto si sono tranquillizzati, perchè il right owner aveva fatto una notifica delle supposte violazioni a Yahoo!
A me questa cosa non mi tranquillizza per nulla, il DMCA non è legge vigente in Italia – o almeno non ancora – e comunque il notice and take down statunitense pone altre garanzie che non quelle pressochè nulle utilizzate nel caso di specie.
A ben vedere questa decisione, al di là degli aspetti tecnico giuridici molto controversi rispetto a una corretta applicazione della normativa vigente, stimola riflessioni più elevate in termini di policy perchè converrete che – comunque la si veda – nessuno può ragionevolmente pensare che una soluzione percorribile contro la “pirateria” possa essere quella di affidare sistematicamente ai motori di ricerca l’onere di controllare e quindi “ripulire” – anche se a posteriori – il web. In tal senso questa azione più che altro mi sembra una provocazione nell’ambito di una strategia di lobby più ampia intesa ad ottenere altro … proverò a tornarci su al più presto in modo da risultare meno criptico. Nel frattempo per favore votate il sondaggio indicandomi la parte dell’ordinanza che ritenete più assurda, quella che indico per prima sembra imbattibile è vero, ma la seconda, se ci pensate bene, la supera IMHO
Il Cloud Computing e i consumatori
marzo 25, 2011 alle 2:22 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | Lascia un commentoTag: Cloud computing, Consumatori Diritti e Mercato, Consumer Federation of America, Consumer protection in cloud computing services
Riporto di seguito la mia introduzione agli Atti del convegno organizzato da Consumer Federation of America lo scorso 20-22 giugno alla New York University School of Law con l’obiettivo di delineare best practices per i servzi di cloud computing business to consumers, che pubblichiamo su Consumatori, Diritti e Mercato
Non ne siamo ancora completamente consapevoli, ma molte delle nuove applicazioni tecnologiche di cui usufruiamo quotidianamente si stanno spostando su una “nuvola”, in inglese “cloud”, per l’appunto.
Pensiamo alle webmail (come Gmail o Hotmail), ai servizi di archiviazione e condivisione di foto (come Flickr), ma anche ai social network (e qui il riferimento va ovviamente in primis a Facebook). Queste sono solo alcune delle applicazioni più note, ma in realtà ce ne sono già altre e ve ne saranno molte di più.
Ora, considerati gli indubbi vantaggi per il consumatore in termini di maggiore efficienza e comodità di utilizzo, ma anche, per certi versi, maggiore sicurezza, lo sviluppo del cloud computing può essere salutato favorevolmente ma, d’altro canto, questa evoluzione porta con sé anche una serie di complicazioni sulla tutela della privacy e, più in generale, sui diritti dei consumatori.
Moltissime informazioni e dati personali vengono, infatti, a essere gestiti, eventualmente con server in altre giurisdizioni, da diversi soggetti, alcuni dei quali possono anche non avere alcun rapporto diretto con il consumatore. A conferma di tali criticità vanno lette le recenti esternazioni del Commissario per l’Agenda Digitale Neelie Kroes e il fatto che in Italia il Garante per la protezione dei dati personali ha annunciato che il settore del cloud computing è uno tra quelli più delicati sui quali si concentrerà la sua attività di accertamento nei primi sei mesi del 2011.
È proprio su questi aspetti che si è focalizzato il workshop organizzato da Consumer Federation of America, al quale sono stati chiamati a contribuire esperti europei e statunitensi provenienti da organizzazioni di consumatori, università, istituzioni e aziende che operano nel settore, con l’obiettivo di delineare best practices per i servzi di cloud computing business to consumers al fine di ridurre le aree di incertezza in questo settore, nella consapevolezza che ogni questione irrisolta di natura giuridica rischierà di inficiarne una più ampia diffusione e che, addirittura, in certi casi, potrebbe provocare reazioni restrittive da parte di autorità locali.
I risultati del workshop, leggibili nel report a cura di Chris Hoofnagle che pubblichiamo di seguito, possono essere sintetizzati nelle seguenti raccomandazioni:
– Accesso ai dati personali dell’utente in operazioni di enforcement da parte di autorità. Quando non sia espressamente vietato dalle leggi, gli utenti devono ricevere una notifica della richiesta dell’autorità nell’ambito di procedimenti penali o civili.
– Utilizzi secondari da parte del fornitore di servizi di cloud computing o di terzi. Tali utilizzi secondari dei dati degli utenti devono essere rivelati a questi ultimi e sono giustificati solo se motivati da “giustificazioni tecniche” o “giustificazioni derivanti dal modello di business”.
– Portabilità e interoperabilità. La portabilità è cruciale per garantire la concorrenza tra servizi di cloud computing, gli operatori di servizi di cloud computing non devono interferire con l’interoperabilità.
– Sicurezza dei dati. I fornitori di servizi di cloud computing devono dimostrare l’esistenza di salvaguardie operative e meccanismi di sicurezza attraverso controlli da parte di esperti e certificazioni.
– Servizi “gratuiti”. I servizi c.d. “gratuiti” devono garantire i medesimi standard di protezione dei consumatori di quelli a pagamento.
– Cancellazione dei dati. Ai consumatori deve essere permesso di cancellare le informazioni che hanno caricato sul cloud.
– Trasparenza. Devono essere garantite informazioni basilari come il livello minimo del servizio fornito, il modello di business del fornitore del servizio di cloud computing, quali tutele legali si applicano alla protezione dei dati e chi contattare se sorgono problemi.
L’invito è ovviamente a leggere più in esteso il report, ma con un caveat esplicito da parte di chi, come il sottoscritto, ha partecipato ai lavori preparatori: le raccomandazioni sono da prendere quali rilevanti punti di partenza piuttosto che come conclusioni definitive in una materia, che rimane ancora molto dinamica e complessa e in merito alla quale i diversi approcci giuridici al di qua e al di là dell’Atlantico contribuiscono non poco a complicare le cose.
Si pensi, solo a titolo di esempio, come negli Stati Uniti il Quarto Emendamento alla Costituzione protegga senza dubbio i dati sui pc o i devices in possesso dell’utente, ma che quando, come nel cloud computing, i dati personali sono trasferiti a terzi la loro tutela diventa molto più labile e controversa.
Benza per circenses !
marzo 24, 2011 alle 11:26 am | Pubblicato su CONSUMATORI | 3 commentiTag: Benza, Fondo unico per lo spettacolo, FUS, Gianni Letta, nuove accise sui carburanti, Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare
Il governo per rimediare a una scelta assai discutibile ha deciso di assumere un provvedimento scellerato. Sottostante è la questione del rifinanziamento del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Inizialmente si era previsto l’aumento di 1 euro del biglietto del cinema, provvedimento criticatissimo, e allora che si fa ? Niente di più facile: aggraviamo ulteriormente di tasse i carburanti …
Per finanziare lo spettacolo, il governo prende la scellerata decisione di aumentare l’accisa sulla benzina. Peccato che sui carburanti gravi già una pressione fiscale elevatissima (la metà di quanto paghiamo per il pieno è rappresentato dalle tasse) e che la decisione sia presa proprio in questo momento, in cui su registra, per effetto anche delle crisi internazionali, una crescita costante del prezzo del petrolio. Per non parlare del fatto che il carburante ha un’enorme incidenza sull’inflazione generale. Insomma, per non aumentare il prezzo del cinema (è stato cancellato l’aumento di 1 euro del prezzo del biglietto), il governo ha deciso di aumentare il prezzo di tutti i beni. E di peggiorare una situazione già grave – continua a leggere qui su Altroconsumo
«Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare» Così – a quanto riferisce il Corriere – ha commentato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta …
Tra giudici e motori di ricerca: se le cose stanno così, forse stiamo veramente cercando di rimanere fuori dal mondo e dall’innovazione …
marzo 24, 2011 alle 12:26 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 1 commentoTag: About Elly, Open Gate Italia, Sentenza Tribunale di Roma, Yahoo!

I motori di ricerca non sono umani. Sono come i tasti e il display di una calcolatrice, producono risultati basati su uno schema predefinito. E quindi non sono etici in nessun modo. Da quel poco che si capisce la condanna odierna di Yahoo, colpevole secondo un giudice romano di aver linkato siti web dediti alla pirateria cinematografica, non sarebbe tanto quella di aver prodotto simili suggerimenti, ma di non aver provveduto ad eliminarli una volta che il loro contenuto era stato segnalato dai detentori dei diritti. Ora – se le cose stanno in questi termini – ci vorrebbe uno bravo per spiegare al signor giudice che se il motore di ricerca diventa un normale produttore di contenuti editoriali (chiamati per l’occasione link) e deve esercitare una qualche giurisdizione illuminata su milioni di risultati continuamente aggiornati, il motore di ricerca muore. E dentro una simile miopia ci perdiamo tutti, io, lui, l’altro e Vostro Onore compreso. Mentre il pirata, bello bello, da tutt’altra parte, resta.
Conciliazione + Obbligatoria = Evidente e Anticostuzionale Ossimoro: il futuro è nella conciliazione paritetica ammodernata e nell’Online Dispute Resolution
marzo 22, 2011 alle 3:53 PM | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 1 commentoTag: ADR, Alternative Dispute Resolution, Altroconsumo, Conciliazioni paritetiche, decreto legislativo 28 del 4 marzo 2010, decreto ministeriale 10 ottobre 2010, mediaconciliazione, mediazione obbligatoria, n. 180, Online Dispute Resolution, Peer Pressure
E’ entrato in vigore il decreto legislativo 28 del 4 marzo 2010, la nuova legge sulla mediazione o mediaconciliazione, come tendono a chiamare questo nuovo mostro. Da ieri dunque ogni cittadino coinvolto in una lite civile in una serie di settori di interesse consumeristico – dalle successioni ai contratti bancari, dalle locazioni al danno da responabilità del medico – prima di poter andare in giudizio dovrà esperire un tentativo obbligatorio di conciliazione presso uno degli appositi organismi accreditati dal Ministero della Giustizia, per quanto riguarda invece le controversie condominiali e in materia di Rc auto il Milleproroghe ha previsto in extremis uno slittamento di un anno per l’obbligo di conciliazione.
Altroconsumo è sempre stato e continua ad essere favorevole alla risoluzione alternativa delle controversie, non riteniamo tuttavia che lo strumento più efficace per facilitare un’ampia partecipazione a sistemi di Alternative Dispute Resolution (ADR) possa essere quello di renderli obbligatori per legge. Il successo degli ADR sta nel loro buon funzionamento che viene inficiato in partenza se l’accesso, anche da parte delle imprese, è obbligato e non volontario. Il rischio, in tal caso, è che il ricorso ai sistemi di ADR si trasformi in una perdita di tempo ed in un vuoto e formale passaggio burocratico. Tanto più censurabile appare il tentativo obbligatorio di conciliazione imposto al cittadino-consumatore che, peraltro, oltre al danno la beffa ! dovrà sborsare subito 40 euro 😦 In questo modo, in netta contraddizione rispetto a quanto indicato nella Raccomandazione 98/257/CE, si preclude il suo libero accesso alla giustizia garantito dalla nostra Costituzione.
La scorsa settimana è scaduto il termine per rispondere alla consultazione lanciata dalla Commissione europea con lo scopo di sentire le parti interessate in merito alle difficoltà identificate e ai possibili modi per migliorare il ricorso ai sistemi ADR nell’ambito dei Paesi membri dell’Unione europea. Nella sua risposta Altroconsumo ha fatto presente che, per quanto concerne l’Italia, andrebbe presa in particolare considerazione e valorizzata l’esperienza della c.d. conciliazione paritetica, un modello di ADR sviluppato sulla base di protocolli d’intesa tra associazioni di consumatori e imprese (o associazioni di imprese), che non prevede un conciliatore o arbitro terzo ma una commissione di conciliazione composta da un rappresentante dell’associazione di consumatori e un rappresentante dell’impresa, chiamati ad individuare una proposta di soluzione della controversia che viene poi sottoposta in ultima analisi per l’accettazione al consumatore che resta pertanto libero, in caso di insoddisfazione, di intraprendere ogni altra azione a difesa dei propri diritti.
La conciliazione paritetica, oltre ad essere in completa sintonia con le Raccomandazioni europee 98/257/CE e 2001/310/CE, presenta un pregio niente affatto trascurabile, quello di essere gratuita per il consumatore. Ciononostante, il Ministero dello Sviluppo Economico, competente per quanto riguarda l’Italia a notificare alla Commissione europea gli ADR che si conformano ai principi delle due Raccomandazioni, a tutt’oggi non l’ha ancora fatto.
La nuova legge sulla mediazione obbligatoria sembra affermare l’estraneità della conciliazione paritetica alla mediazione di cui al decreto legislativo 4 marzo 2010 n. 28. In realtà queste due modalità di accesso alla giustizia non possono e non debbono essere destinate a rimanere a lungo estranee e, infatti, nella stessa nuova disciplina un raccordo è ravvisabile nel decreto ministeriale 10 ottobre 2010, n. 180 che, nel dettare le norme attuative del d.lgs. 28, seppur in modo piuttosto criptico, riconosce agli organismi di mediazione la possibilità di “utilizzare i risultati delle negoziazioni paritetiche basate su protocolli di intesa tra le associazioni riconosciute ai sensi dell’articolo 137 del Codice del Consumo e le imprese, o loro associazioni”.
Il nostro auspicio è che, anche a fronte di questa apertura nel nuovo dettato legislativo nazionale la consultazione lanciata dalla Commissione europea possa rivelarsi un momento di confronto positivo per aprire finalmente la strada al pieno riconoscimento delle conciliazione paritetiche nell’alveo dei sitemi ADR regolamentati a livello europeo, eventualmente, ove si dovesse ritenere necessario, anche con opportuni miglioramenti ed innovazioni nell’interesse dei consumatori.
Nella consultazione europea, infine, la Commissione dimostra di voler prestare particolare attenzione anche allo sviluppo di sistemi di Online Dispute Resolution (ODR) ed è una buona cosa. Quando ero giovane – sì oggi mi sento un pò vecchiotto ! – me ne sono occupato anche da un punto di vista più accademico, oggi le tecnologie a disposizione sono più potenti e IMHO i tempi sono maturi per pensare ad una loro più interessante applicazione concreta nel nostro Paese, se infattti l’ambiente virtuale è un terreno molto fertile per l’avvio di attività imprenditoriali, consono a facili e veloci guadagni – non sempre lecitissimi – e, di conseguenza, anche un “luogo” denso di conflitti e controversie, spesso di carattere seriale, tuttavia è anche vero che in esso si stanno sviluppando sempre più potenti strumenti per la comunicazione, lo stoccaggio e il processamento di informazioni, è per questo che, a ben vedere, l’ambiente virtuale può e deve tramutarsi anche in uno spazio di risoluzione e prevenzione delle controversie insorgenti online, ma non solo. Accanto alla class action, andrebbero, dunque, promossi e supportati, attraverso opportuni interventi normativi, anche strumenti innovativi di Online Dispute Resolution che, in particolare nelle forme della Peer Pressure – pressione dei pari – grazie al fenomenale elemento aggregativo dei social network, si rivelerebbero sicuramente utili a ricondurre fiducia ai consumatori in un mercato più corretto.
Papozzolo !
marzo 19, 2011 alle 12:17 PM | Pubblicato su Uncategorized | Lascia un commentoTag: E figlje so' piezze 'e core, Festa del Papà, Papozzolo
E figlje so’ piezze ‘e core … Mio figlio Luca – immagino con l’aiuto della maestra – per la Festa del Papà:
Carissimo papà,
in tanti modi
ti posso chiamare:
papà, babbo, papuccio,
papòne, papozzolo !!!
Sei sempre pronto
ad aiutarmi
e consolarmi,
ad accontentarmi
ma anche
a sgridarmi
quando ti faccio arrabbiare
Papi, babbo, papuccio,
papone … papozzolo …
mio adorato papàLuca
Limitazioni di banda da parte di Telecom Italia e vessatorietà della clausola: stay tuned !
marzo 11, 2011 alle 9:06 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET | 2 commentiTag: clausola vessatoria, limitazioni di banda, Net Neutrality, Telecom Italia
Bell’articolo di Guido Scorza su Punto Informatico circa la limitazione di banda da parte di Telecom Italia: Internet senza limiti?
In merito alla Net Neutrality e su quanto la salvaguardia di tale principio sia importante per mantenere Internet come lo conosciamo oggi ho già detto molto in questo blog e vi rimando a questi vecchi post , sull’iniziativa di Telecom Italia, sollecitato da Alessandro Longo ho già detto qualcosa invocando una più stringente regolamentazione.
Ora Guido aggiunge alcune rilevanti considerazioni:
Il punto, tuttavia, nell’iniziativa di Telecom Italia (e, ad onor del vero, anche di alcuni suoi concorrenti) è un altro.
Telecom può davvero riservarsi il diritto di limitare a sua discrezione le caratteristiche del servizio messo a disposizione dei propri utenti?
È sufficiente garantire che tale discrezionalità sarà esercitata in modo non discriminatorio e, comunque, nell’interesse comune a salvaguardare l’integrità della rete ed a scongiurare il rischio di un collasso dell’infrastruttura?
La sensazione è che la risposta ad entrambe le domande che precedono non possa che essere negativa.
Confermo, senza dubbio no, non può.
Chi di noi acquisterebbe un auto sapendo che, in alcuni momenti non meglio precisati né precisabili, le prestazioni del motore potrebbero essere sensibilmente diverse per una scelta discrezionale del costruttore? O chi di noi sceglierebbe di avvalersi di una certa compagnia elettrica se fosse chiamato a prendere atto contrattualmente che, nel corso dell’esecuzione del contratto medesimo, la compagnia potrebbe decidere, autonomamente e senza preavviso, di destinare meno energia – o di non destinarne affatto – al frigorifero o, piuttosto, al televisore?
Evidentemente nessuno.E, però, proprio questo ciò che Telecom Italia sta per chiedere di accettare ai milioni di utenti abbonati ai propri servizi di fornitura di risorse di connettività ADSL. Ve lo immaginate fissare una conference call via Skype con i nostri amici e/o colleghi per una determinata sera e scoprire che, proprio quella sera, non si dispone di sufficienti risorse di connettività per i servizi VoIP o, piuttosto, aver bisogno di accedere ad un contenuto disponibile via P2P e non sapere se sarà o meno possibile accedervi? La clausola che l’ex monopolista delle telecomunicazioni si avvia ad inserire nei propri contratti appare, proprio per questo, vessatoria in quanto – per dirla con le parole dell’art. 33 del Codice del consumo – “malgrado la buona fede” di Telecom della quale nessuno intende dubitare, determina “a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto”.
Stay tuned, non finisce qui …
Il Cerottone mediatico
marzo 10, 2011 alle 11:51 am | Pubblicato su - TV vs Internet: ci fai o ci sei ? un pò ci fai ... un pò ci sei, INTERNET | Lascia un commentoTag: Cerottone, cocco di mamma, Intervento maxillofacciale, Silvio Berlusconi
Narra la leggenda che al risveglio dall’intervento, un lungo intervento chirurgico in anestesia generale eseguito in un ambulatorio privato, Silvio esclamò: “Ma come, non si vede niente? Mettetemi almeno un bel cerottone bianco!”. (Via Mantellini)
Toh ! anche a me sono venuti dei dubbi, chissà com’è ? Difficile distinguere tra verità e fiction e anche quando c’è un fondo di verità la fiction serve sempre e comunque a rafforzare il messaggio mediatico, fortuna che sul web si può parlare davanti al tv si è muti e spesso si spengono anche i cervelli …
L’altro giorno mio figlio giocando a basket si è provocato una lieve distorsione al pollice della mano destra, l’allenatore aveva consigliato un pò di ghiaccio e via pedalare, ma quando è arrivata mia moglie quel lobbista di mio figlio l’ha convinta a portarlo al Pronto Soccorso, ieri sera torno a casa e mio figlio insolitamente mi viene ad accogliere sull’uscio mettendomi subito sotto il naso l’enorme fasciatura rigida che gli arrivava quasi al gomito, il suo sguardo tenero e mansueto mi ha ricordato ora molto quello qui sopra del Premier … cocco di mamma 😉
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