AGCOM e diritto d’autore in Rete: una procedura sproporzionata e carente di analisi di impatto economico (puntata n. 2)
aprile 19, 2011 alle 11:57 am | Pubblicato su CONSUMATORI, DIRITTO, INTERNET, PROPRIET INTELLETTUALE | 12 commentiTag: Agcom, analisi di impatto economico, Conclusioni dell'Avvocato Generale, Delibera AGCOM 668/2010, Pedro Cruz Villalòn, Scarlet vs Sabam, sproposrzione della procedura
Ho finalmente letto le rilevantissime Conclusioni dell’Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia UE, M. Pedro Cruz Villalòn nella causa Scarlet vs Sabam, ci ho messo un pò anche perchè il testo è ancora reperibile solo in francese e si trova qui, per chi – come me – il francese lo mastica un pò a difficoltà qui si trova comunque una buona sintesi in italiano nel relativo comunicato stampa.
Va precisato, per correttezza, in via preliminare che le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia. Il compito dell’avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva. Ciò detto, le Conclusioni di Villalòn hanno a mio avviso una portata straordinaria e, in tal senso sono già state commentate da Stefano Quintarelli e, più ampiamente, da Guido Scorza:
Sono destinate a far discutere le conclusioni che l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia UE ha formulato nella causa che vede contrapposte la Scarlet – ex Tiscali Belgium – e la Sabem, cugina belga della SIAE.
L’Avvocato Generale ha, infatti, suggerito alla Corte di Giustizia di dichiarare incompatibile con l’Ordinamento europeo provvedimenti quali quelli adottati dal Tribunale di Bruxelles volti ad imporre ad un provider di servizi di accesso un obbligo generale di filtraggio dei contenuti protetti da diritto d’autore scambiati dai propri utenti.
All’origine del giudizio dinanzi alla Corte di Giustizia, la Sentenza con la quale, nel novembre del 2004, la SABEM aveva chiesto ed ottenuto che il Tribunale di Bruxelles ordinasse alla SCARLET di bloccare tutti i files contenenti opere appartenenti al proprio repertorio scambiate tra gli utenti, a proprie spese e sotto pena di una salata sanzione per l’ipotesi di inadempimento.
(segue qui su Wired.it)
Mi sembrano altrettanto rilevanti nella loro sintesi i commenti espressi sul sito Eurolegal.it:
L’Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia si è espresso, sulla domanda di pronuncia pregiudiziale formulata dalla Corte d’appello di Bruxelles, nel procedimento C‑70/10: ha sottolineato che la predisposizione di un sistema di filtraggio e di blocco (come quello sancito dalla legge belga) si risolve in una limitazione dei diritti previsti dagli artt. 7 (privacy), 8 (protezione dati personali) e 11 (libertà di espressione) della Carta di Nizza; ha ricordato che l’art.52 della Carta di Nizza consente che possano esserci limitazioni all’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali in essa sanciti, tuttavia tali limitazioni devono essere previsti da una legge, rispettare il contenuto essenziale dei diritti e delle libertà fondamentali ed il principio di proporzionalità, rispettare l’interesse generale e, nel bilanciamento degli opposti interessi personali in gioco, non ledere – ove possibile – diritti e libertà altrui.
Su tali basi ha concluso che sia in contrasto con il diritto comunitario un provvedimento che ordini ad un fornitore di accesso ad Internet di predisporre, nei confronti della sua intera clientela, in abstracto e a titolo preventivo, esclusivamente a spese di tale fornitore e senza limitazioni nel tempo, un sistema di filtraggio di tutte le comunicazioni elettroniche che transitano per i suoi servizi (in particolare mediante l’impiego di software peer-to-peer) per individuare, nella sua rete, la circolazione dei file elettronici contenenti un’opera musicale, cinematografica o audiovisiva sulla quale un terzo affermi di vantare diritti, e in seguito di bloccare il loro trasferimento, a livello della richiesta o in occasione dell’invio.
Ora, ribadite le premesse circa il fatto che le Conculsioni dell’Avvocato Generale in quanto tali non vincolano necessariamente la Corte di Giustizia ma anche rilevato che hanno una portata molto importante nell’orientarne le decisioni, non possiamo evitare di constate come l’approfondita analisi di Villalòn ponga alcune rilevanti perplessità mutatis mutandis anche sulla procedura sommaria di enforcement del diritto d’autore proposta dall’AGCOM confortando in questo la bontà di alcuni degli appunti mossi da Adiconsum, Altroconsumo, Agorà Digitale, Assonet, Assoprovider e Studio Legale Sarzana. Dedico, pertanto, questa seconda puntata dei dieci post con i quali intendo meglio spiegare i motivi per cui, se approvata nella forma in cui è stata messa in consultazione, la delibera AGCOM rischierà di divenire molto pericolosa per la libertà d’espressione in Rete ai seguenti due aspetti:
Una procedura carente di analisi di impatto economico – fermo restando il fatto che, a fronte dei Teradati sparati in libertà sui danni provocati dalla pirateria all’industria culturale esistono anche in controtendenza una serie di studi indipendenti(non commissionati dalle major nè da associazioni anti-anti-pirateria) che smentiscono questi dati e mostrerebbero che i condivisori (i “pirati”) sarebbero di gran lunga i migliori clienti e che la “pirateria” priva di scopo di lucro sarebbe addirittura benefica economicamente per gli artisti e per il mercato e che su tutto questo non c’è la benchè minima traccia nella proposta AGCOM, quello che appare più sconfortante, ora anche alla luce delle Conclusioni dell’Avvocato Generale nel caso Scarlet vs Sabam, è la assoluta mancanza di ogni possibile accenno ad un analisi di impatto economico della procedura di enforcement del diritto d’autore proposta dall’Autorità. Quanto costerà all’AGCOM la sua gestione, e di conseguenza all’amministrazione dello Stato e, in ultima analisi a tutti noi ??? quanto costerà ai provider e, soprattutto, è legittimo porre a loro carico i costi per la creazione di sistemi – ivi compreso il filtraggio ed il blocco dell’accesso ad alcuni siti – finalizzati a combattere la pirateria? e, in ultima analisi, quanto ci metteranno i provider a ribaltare sugli utenti finali tali costi?
Una procedura sproporzionata – Su questo aspetto mi sono soffermato molto spesso anche in questo blog, se è vero che, infatti, il diritto d’autore e, più in generale, i diritti di proprietà intellettuale costituiscono un cardine importante del sistema culturale ed il loro rispetto rappresenta un’esigenza cruciale per garantire un adeguato sviluppo del patrimonio culturale, le misure di enforcement di tali diritti devono, tuttavia, sempre essere contemperate con il necessario ed irrinunciabile rispetto di altri diritti fondamentali dei cittadini prima ancora che dei consumatori ed utenti. Questo con riferimento, in particolare, alla libertà di manifestazione del pensiero (anche attraverso strumenti telematici), ad un processo celebrato dinanzi ad un’Autorità giurisdizionale nel rispetto del principio del contraddittorio nonché al diritto alla privacy, come ricordavo nel precedente post è stato recentemente ribadito in forma prescrittiva dal legislatore europeo a norma dell’articolo 1 pragrafo 3 bis della Direttiva 2009/140/CE del 25 novembre 2009. Ora anche un Avvocato Generale a Lussemburgo fa sentire chiara la sua voce in questa direzione. Bene, avanti così 😉
A presto, per la prossima puntata !
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